Le attività della National security agency , che per motivi di sicurezza nazionale ha spiato per mesi le attività web e telefoniche di milioni di cittadini (statunitensi e non), violano i principi della Costituzione americana . A sostenere questa tesi è il giudice federale Richard Leon , che ha evidenziato il conflitto tra le pratiche di intelligence descritte nei file trafugati da Edward Snowden e il quarto emendamento, che vieta espressamente perquisizioni e sequestri ingiustificati. Gli agenti segreti di Washington, in buona sostanza, avrebbero agito nell’illegalità. Secondo il giudice, che ha spiegato la sua posizione in un memoriale di 68 pagine, il Dipartimento di Giustizia non è riuscito a dimostrare il reale impatto dell’enorme mole di dati raccolti dalla Nsa nella lotta al terrorismo: non si evidenziano attacchi sventati grazie alle informazioni rubate dallo spionaggio interno. L’indagine di Leon, che fu nominato dall’allora presidente George W. Bush, ha preso le mosse da una causa intentata alla Nsa dal conservatore Larry Klayman , attivista per i diritti civili, e ha portato a un’ingiunzione preliminare contro l’Agenzia governativa, che obbligherebbe al blocco delle sue attività. Il condizionale è d’obbligo, perché il lavoro di intelligence risponde direttamente alla Casa Bianca e al ministero della Giustizia e inoltre i legali della Nsa possono presentare ricorso. La pronuncia di un giudice federale contro lo spionaggio massificato voluto dalla National security agency è comunque un primo passo verso la riorganizzazione dell’intelligence Usa. D’altronde, il documento di Leon lascia poco spazio ai dubbi: “ Non riesco a immaginare una più indiscriminata e arbitraria intrusione nella vita dei cittadini – vi si legge -, senza alcuna autorizzazione da parte dell’organizzazione giudiziaria” .
La Nsa viola la Costituzione Usa

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