Fragilità economica, bisogni occupazionali e abitativi, problemi familiari, difficoltà legate allo stato di salute e processi migratori alla base della “cronicizzazione della povertà” in Italia che la Caritas ha fotografato nel primo Report Statistico presentato a Roma a fine giugno. Sono state 255.957 le persone che nel corso del 2022 si sono rivolte ai Centri d’ascolto diocesani e parrocchiali in rete con la raccolta dati. Con un aumento del 12,5% delle persone ascoltate rispetto al 2021, anche per effetto, ma non solo, dell’accompagnamento dei profughi in fuga dalla guerra in Ucraina
Il primo Report statistico sulle povertà in Italia è stato illustrato a Roma lo scorso 27 giugno durante una presentazione congiunta del Bilancio Sociale 2022 e del primo Report statistico nazionale sulle povertà dal titolo “La povertà in Italia secondo i dati della rete Caritas”. La fotografia scattata offre uno spaccato autentico sulle povertà contemporanee che affliggono il nostro Paese.
La povertà “cronicizzata”
I riflettori accesi sulla povertà in Italia fanno emergere dati molto interessanti. Il primo fattore che deve attirare l’attenzione della governance italiana è la cronicizzazione della povertà rispetto ai valori pre-pandemia. Infatti nel corso del 2022 si sono rivolte ai Centri d’ascolto diocesani e parrocchiali della Caritas 255.957 persone. Nel 2021 erano 227.556. L’aumento del 12,5% dei bisognosi ascoltati rispetto all’anno precedente, anche per effetto, ma non solo, dell’accompagnamento dei profughi in fuga dalla guerra in Ucraina, è il sintomo, come si può osservare dal grafico, di una irreversibile crescita dei bisogni primari delle persone rispetto al periodo antecedente all’emergenza pandemica e alla crisi economica indotta dai conflitti bellici che stanno compromettendo l’economia mondiale (Graf. 1 – fonte Caritas).
La povertà “multidimensionale”
Un altro dato che merita attenzione è il carattere multidimensionale della povertà. Chi si rivolge ai servizi Caritas vive una situazione di povertà a causa di più motivi concomitanti e manifesta due o più ambiti di bisogno. A prevalere sono le difficoltà legate a uno stato di fragilità economica, i bisogni occupazionali e abitativi, ci sono poi i problemi familiari (separazioni, divorzi, conflittualità di coppia), le difficoltà legate allo stato di salute (disagio mentale, problemi oncologici, odontoiatrici) e i processi migratori. Il Report fotografa anche l’esito di una articolata analisi statistica multivariata – la prima nel suo genere realizzata su dati di fonte Caritas – che ha estrapolato cinque profili o cluster di beneficiari: i vulnerabili soli, le famiglie poveri, i giovani stranieri in transito, i genitori fragili e i poveri soli. Questa metodologia ha consentito di andare oltre la semplice analisi descrittiva delle tante variabili a disposizione nella banca dati Caritas, complessivamente oltre 300.
L’identikit dei nuovi poveri
Il 51,9% vive al Nord, il 27% nel Centro e il 21,1% al Sud. Hanno un’età media di 46 anni, e sono più donne (52,1%) che uomini (47,9%) a chiedere aiuto. Circa il 30% delle persone è accompagnato dalla rete Caritas da più di cinque anni. In media sono state ascoltate 89 persone per ogni centro. Sono stati complessivamente erogati 3,4 milioni di aiuti e interventi, una media di 13,5 prestazioni a persona (ascolto, orientamento, erogazione beni materiali, accesso alle mense, accesso agli empori, prestazioni sanitarie). In risposta all’ondata di profughi ucraini, 21.930 sono stati supportati dalla rete Caritas. Aumentano al 59,6% le persone straniere aiutate (era al 55% nel 2021) con punte del 68,6% e del 66,4% nelle regioni del Nord-Ovest e del Nord-Est dove sono più presenti. Crescono anche le persone senza dimora incontrate, che sono state 27.877 (+ 16% rispetto al 2021), pari al 16,9% del totale. Significativa la relazione tra povertà e bassa scolarità, anche se rispetto al 2021 sale leggermente la percentuale di chi può contare su titoli di studio più elevati (diploma superiore o laurea), segnale di una povertà più trasversale. Se infatti continua a chiedere aiuto un 48% di persone disoccupato e inoccupato, un quinto degli ascolti ha riguardato un lavoratore che sperimenta condizioni di indigenza.
La dichiarazione del direttore Caritas
«I dati sono importanti – ha sottolineato don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana -, ma lo sono ancora di più le persone. Occorre ripartire dai poveri e dalle loro priorità e bisogni, che, come abbiamo visto, possono essere molteplici e complessi, più che concentrarci sulle sole azioni. Sta emergendo nei centri d’ascolto – aggiunge il direttore – il tema del lavoro povero. Molti si rivolgono a noi nonostante abbiano un’occupazione ma spesso sottopagata e precaria. Oltre al salario, pesa il caro affitti e il caro bollette. Si tratta di una povertà multidimensionale e questo non ci lascia intravedere un futuro molto roseo. Nell’ultimo anno il 56,2% dei poveri ha manifestato due o più ambiti di bisogno (la percentuale si attestava al 54,5% nel 2021). Tendenza purtroppo confermata nei primi mesi del 2023».
Luisa D’Elia