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5 Novembre 2023 | Attualità, Innovazione

La prima biostampante 3D arriva nei laboratori 

Presentata al pubblico in anteprima globale in Italia, dov’è stata brevettata su scala mondiale, la macchina additiva per la creazione di tessuti umani impiantabili comincia la sua avventura anche nei laboratori medici

Una creazione italiana

Ricreare strutture complete e complesse di interi organi impiantabili per un avanzamento tecnologico importante a beneficio della vita. È questo l’obiettivo finale di Electrospider, la prima biostampante 3D al mondo in grado di replicare tessuti cellulari umani. Completamente sviluppata in Italia, la macchina parte dalle cellule del paziente ed è l’unica soluzione additiva al mondo in grado di ricreare parti di tessuto e costrutti cellulari alla base di strutture organiche, rappresentando in tal modo l’innovazione perfetta per supportare la ricerca cosmetica e farmacologica, la ricerca nel campo oncologico, dei vaccini e delle cure per malattie genetiche, nonché le pratiche pre-operatorie di chirurgia ricostruttiva. Ed è già pronta per l’uso in laboratorio: i primi ordini sono già partiti.

Pronta per il settore medico

La macchina è stata presentata in anteprima globale a Barberino Tavarnelle, in provincia di Firenze, presso il Polo tecnologico di Bio3DModel e Bio3DPrinting, che fanno capo al gruppo SolidWorld di Treviso. “Siamo entusiasti e orgogliosi di introdurre ufficialmente Electrospider nel settore medico italiano”, spiega Roberto Rizzo, Presidente di Solidworld Group S.p.A.. “È sicuramente un passo avanti importante nella medicina rigenerativa e nella bio-fabbricazione, che combina la più avanzata tecnologia 3D di generazione del digital twin di un tessuto o organo complesso, con l’innovazione della creazione del biological twin dello stesso”.

Dall’Università all’industria

Electrospider permette di studiare campioni di tessuti complessi e multicellulari ricreati da cellule di pazienti, consentendo lo svolgimento di test senza effettuare prove dirette sulle persone. Un avvanzamento deciso nella riproduzione di tessuti umani e nei test clinici, nato qualche anno fa come progetto di laurea all’Università di Pisa, di cui Bio3DPrinting è stato uno spin-off.

Grazie al suo sistema di estrusione dalla naturale forma a ragno (dalla quale ne deriva il suo nome commerciale) la macchina è in grado di rilasciare materiale organico sul piano di stampa riproducendo lo stesso flusso di lavoro di una comune stampante 3D. Strato dopo strato la biostampante riproduce porzioni di tessuto umano “vivo”, sviluppato da cellule coltivate in vitro ed estratte direttamente dal paziente sottoposto a intervento o da soggetti donatori. Tale operazione riduce drasticamente i tempi di attesa per il materiale impiantabile, nonché i rischi connessi a rigetto, consentendo l’analisi approfondita dei campioni così raccolti per studi e ricerche in vari settori.

di Daniela Faggion

Il gruppo di lavoro di Electrospider di Bio3DPrinting

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