Una analisi dell’Università Sorbona di Parigi presentata a Milano, ha reso noto che l’80% della popolazione europea ascolta la radio . A questo dato così confortante va contrapposta la fascia d’età fra i 14 e i 18 anni che si è fatta rapire dal mondo digitale, di internet e degli mp3 e ha quasi del tutto abbandonato le frequenze radiofoniche. “ Il declino della radio fortunatamente è lento , ma la lentezza è un grosso handicap perché non incita a incamminarsi sulla via del digitale”, ha spiegato Albino Pedroia, “l’industria fonografica ha conosciuto lo stesso fenomeno : in un primo tempo ha ignorato e poi combattuto la dematerializzazione della distribuzione e in 6 anni ha visto il suo fatturato diminuire del 30%”. “Per digitalizzare un mezzo di comunicazioni ci vogliono due attori principali, gli ingegneri che sviluppano le tecniche e gli industriali che le utilizzano”, ha proseguito Pedroia sottolineando che “nessuna tecnologia si impone se non risponde a un bisogno sociale” Le speranze di una rinascita e riaffermazione del mezzo sono quindi totalmente affidate al passaggio dall’analogico al digitale, “si potrà ascoltare quello che si vuole, quando si vuole e dove si vuole”, ha concluso Pedroia.
La radio conquista gli ascoltatori d’Europa ma perde il pubblico dei più giovani

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