Uno scambio di e-mail tra Sergei Brin, co-fondatore di Google, e Keith Alexander, ex direttore della National security agency, inguaia la società di Mountain View e porta alla luce lo scambio di informazioni tra le grandi compagnie internet e l’agenzia al centro dello scandalo Datagate. Le missive digitali svelano lo spirito collaborativo tra la Silicon Valley e l’intelligence statunitense : nella prima lettera, Brin viene invitato da Alexander a un incontro sulla sicurezza dei dispositivi mobili, insieme ad altri manager dei colossi internet. La partecipazione di Google viene definita “essenziale” da parte della Nsa, ma Brin declina a causa di impegni antecedenti. In una seconda, si parla ancora di sicurezza online e delle operazioni degli hacker cinesi: Alexander chiude auspicando contatti futuri tra i due enti. Non ci sono prove del coinvolgimento diretto delle imprese della Valley nel programma di spionaggio globalizzato Prism , ma i toni amichevoli, quasi confidenziali, smentiscono l’estraneità dichiarata da Google e soci rispetto alle spie a stelle e strisce. Più volte in questi mesi le net-company si sono definite vittime delle attività della National security agency, negando ogni contatto con i vertici dell’agenzia. La credibilità di Google, Microsoft, Facebook, Yahoo! e Apple ne esce quindi minata : difficile pensare che potenze economiche e tecnologiche di quel calibro fossero totalmente inconsapevoli delle incursioni dell’intelligence nei loro server, ripetute milioni di volte. Più facile pensare che, quanto meno, abbiano chiuso un occhio e mezzo, facendo finta di non sapere.
La relazioni pericolose tra web e Nsa

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