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21 Giugno 2021 | Ambiente

La scienziata italiana Roberta Ivaldi alla guida di un team di ricerca nei mari dell’Artico

Un progetto sostenuto da numerosi enti di ricerca italiani e internazionali e dalla Marina Militare italiana per approfondire le conoscenze sull’Oceano e comprendere i cambiamenti del nostro Pianeta.

A bordo della nave Alliance 

E’ partita dall’Italia lo scorso 21 maggio la nave Alliance, di proprietà della Nato e con bandiera e equipaggio della Marina Militare Italiana. Prima tappa il porto norvegese di Tromsø per una breve sosta tecnica per poi ripartire verso l’Artico con lo scopo di misurare, scoprire, studiare i fondali oceanici.

Il Team della campagna Hight North21 è formato da un equipaggio di 45 persone tra cui 20 ricercatori e scienziati, numerosi giovani appartenenti all’Istituto idrografico della Marina (IIM), coordinati dalla ricercatrice italiana Roberta Ivaldi. Gli altri partner del progetto sono il Cnr, l Centro di Ricerca e Sperimentazione Marittima (Centre for Maritime Research and Experimentation – CMRE) l’Organizzazione Scientifica e Tecnologica (Science and Technology Organization – STO) della NATO, il JRC – Centro di Ricerca dell’Unione Europea,  l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico (Enea), l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs), Norwegian Defence Research Establishment (FFI) e l’industria privata (e-GEOS/Telespazio).

L’obiettivo di High North21

L’obiettivo di High North21 sarà rivolto alla conoscenza dell’oceano in occasione del Decennio del mare (voluto dalle Nazioni Unite per promuovere la salvaguardia del mare e degli oceani) realizzando 3D-mapping, ovvero una mappatura tridimensionale e multidisciplinare ottenuta con l’integrazione di dati acquisiti da più sistemi: dal satellite al sottofondo per la caratterizzazione ambientale. Il team di ricercatori ritornerà dalla missione con una carta dettagliata dei fondali oceanici dell’Artico, ma sopratutto con informazioni utili a comprendere cosa sta succedendo al polo e di conseguenza in tutti gli altri mari collegati, nell’atmosfera e quindi come sta cambiando il Pianeta. Conoscere in modo preciso la morfologia degli abissi è quello che permette di conoscere le dinamiche in atto, costruire modelli di previsioni che possano permettere di studiare in modo più completo possibile i cambiamenti climatici in atto.

Alla guida una donna: la professoressa Roberta Ivaldi

Roberta Ivaldi, 54 anni docente di Geologia Marina all’Istituto Idrografico, è ormai una veterana dell’Artico essendo questa la sua quarta spedizione. Nell’intervista al Corriere della Sera del 16 giugno 2021 ribadisce l’importanza di dare continuità alla ricerca. Effettuare misure che comprendano un arco di tempo sufficientemente lungo permette di fare previsioni attendibili in merito ai cambiamenti relativi alla vita, alle temperature e al riscaldamento.

Calcolare le diverse età dell’acqua, studiare il colore dell’oceano, misurare la presenza di fitoplancton, censire i mammiferi marini ascoltandoli con gli idrofobi, sono solo alcune delle attività che nei prossimi mesi lo staff di Roberta Ivaldi porterà a termine. La Alliance inoltre arriverà fino all’ultimo ciglio dei ghiacci per individuare la migliore rotta possibile che unisce sicurezza e sostenibilità ambientale.

Roberta e il suo team torneranno anche su Molloy Hole, l’abisso marino più profondo dell’Oceano, congiunzione tra il Mar Glaciale Artico e il Mare di Groenlandia, già mappato e misurato dai ricercatori nella scorsa spedizione. Questa volta verranno posizionati dei sensori per analizzare maggiormente quella colonna d’Oceano.

Professionalità e passione 

Dalle parole della ricercatrice emerge non solo una grandissima professionalità e competenza scientifica ma anche un’enorme passione ed entusiasmo per il proprio lavoro e la consapevolezza che l’azione di ciascuno può contribuire nell’approfondire la conoscenza del nostro Pianeta e nel rapporto tra uomo e natura. Dice Roberta Ivaldi al Corriere della Sera: “L’Oceano non solo va protetto ma va sostenuto. Per questo è fondamentale il coinvolgimento dei più giovani. Il Decennio del Mare ci invita proprio a questo, a prendere conoscenza e a riflettere. Perché ognuno di noi può fare la differenza”.

 

 

di Sara Giudice

mare artico

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