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4 Febbraio 2014 | Attualità

La Siae innesca il super-balzello smartphone

Nuova tassa per l’hi-tech italiano . Smartphone, tablet, computer, decider, memorie di vario genere e lettori assortiti, ovvero qualsiasi dispositivo che può fungere da archivio digitale, subiranno un balzello compreso tra i 5,20 (per i cellulari) e i 40 euro (per le memorie da 400 Gb), che influirà sui prezzi di vendita al pubblico. L’imposta peserà di più sulle tecnologie a basso costo , ma non risparmierà nemmeno sui dispositivi d’elite, per cui serve mettere sul piatto centinaia di euro. La tassa, modificando il prezzo finale del prodotto,  è gravata della nuova aliquota Iva al 22% e causerà così aumenti ancor più corposi. E’ il gran ritorno del balzello Siae applicato ai dispositivi che permettono la copia privata dei contenuti coperti da copyright. In teoria, così facendo si risarciscono i proprietari del diritto d’autore di un danno economico potenziale dovuto alle copie di film, canzoni, libri che i proprietari degli archivi digitali possono fare a scopo privato, evitando così l’acquisto su più supporti dello stesso prodotto. Il balzello previsto per il 2014 sarebbe però quintuplicato rispetto al precedente , che prevedeva una sovrattassa di 90 centesimi per ciascuno smartphone venduto. Le entrate dell’erario per la tassa di settore, con queste modifiche (previste già nel decreto del 2009 che fissava un aggiornamento temporale delle tariffe), è stimato in 200 milioni di euro. La cosa non piace a Confcommercio, secondo cui  “fino a oggi gli importi erano ragionevoli, ma con il nuovo adattamento tariffario si passa il limite” . Perplessi ovviamente i consumatori, che si chiedono anche con che criterio la Siae ridistribuirà i proventi agli autori, che dovrebbero beneficiare del balzello. Più probabile che la Società autori ed editori ripiani con le entrate il suo bilancio sempre più deficitario. Ammesso che le carte in gioco non cambino di nuovo: l’ultima parola in merito alla normativa spetta infatti al ministro per i Beni culturali , Massimo Bray, che potrebbe bloccare il procedimento in attesa di sentire tutte le parti in causa. E di sbrogliare l’ennesimo obbrobrio burocratico del mercato tecnologico-culturale italiano.

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