La sospensione di Vauro e il monito lanciato ad Annozero, che necessiterebbe di un riequilibrio, hanno riaperto la crepa fra servizio televisivo pubblico e potere politico. In attesa dell’elezione del direttore del Tg1, a pochi giorni dalla nomina di Mauro Masi, a qualche mese dall’insediamento di Zavoli alla guida della commissione di Vigilanza e a una settimana dalla tragedia che ha sconvolto l’Abruzzo e ha cinto tutti i mezzi di informazione in un’unica catena di sgomento e cordoglio, il salotto di Michele Santoro è diventato teatro di uno scontro mediatico tintosi rapidamente di (marcate) sfumature politiche. A pagare è stato, inaspettatamente, il vignettista Vauro, reo di aver tracciato una vignetta “gravemente lesiva dei sentimenti di pietà dei defunti” e sospeso dalla trasmissione. Annozero è stato ritenuto da Masi un programma da riequilibrare ed è stato condannato alla messa in onda di una puntata riparatrice. “Si va verso una stretta alla libertà di informazione”, è il grido d’allarme lanciato ieri da Fabio Mussi, esponente di Sinistre e Libertà che ha manifestato davanti alla Sede Rai. E’ necessario “un patto di legalità e di correttezza che garantisca il cittadino contro le trappole della faziosità”, ha auspicato il portavoce del Pdl Capezzone, mentre Paolo Romani è tornato sul discorso del “riequilibrio della linea editoriale”. Il tutto mentre il problema centrale della questione, se mai ne è esistito uno in termini di correttezza di informazione, si allontana progressivamente e resta la sgradevole eco di un concerto volto a coprire la nota stonata suonata da Santoro durante un’opera celebrativa dell’intervento del governo in quel dell’Aquila.
La tv all’Annozero

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