Google e Facebook si piegano alla politica americana più tradizionale e formano apposite commissioni lobbistiche. Il web 2.0 perde la maschera dell’innocenza. Nei giorni scorsi, Facebook e Google hanno aperto i propri political action committee, che attraverso attività di lobby provano a indirizzare a favore delle società hi-tech le scelte della politica statunitense. Storicamente la net-economy è stata vicina al Partito Democratico, ma ora Larry Page e Mark Zuckerberg non si fanno scrupoli e allargano i cordoni della borsa finanziando anche i parlamentari Repubblicani. Google ha affidato le attività lobbistiche a diciotto imprese del ramo, ampliando il suo raggio d’azione da Obama ai dibattiti tv tra esponenti neo-con sui canali Fox di Murdoch (da sempre conservatore). Facebook ha invece aperto una commissione interna dedita a vagliare le mosse politiche del social network. E, magari, presto si passerà dalle t-shirt alle cravatte regimental: per il capitale questo e altro.
L’alba delle social lobby

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