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7 Marzo 2023 | Attualità, Economia

Le conseguenze della guerra sul cibo italiano

In poco più di un anno di conflitto sono cambiati completamente gli approvvigionamenti. E adesso si teme per l’accordo sul Mar Nero.

La guerra in Ucraina non si combatte solo sul territorio dell’ex repubblica sovietica. Dalle sanzioni alla Russia alla difficoltà di reperimento delle merci, il conflitto si ripercuote anche sulle tavole del resto d’Europa che comunque, al momento, hanno la fortuna di essere apparecchiate ancora in sicurezza, a differenza di quanto accade a Kiev e dintorni.

Grano e Girasole

Secondo il Rapporto del Centro Studi Divulga, diffuso da Coldiretti, in un anno le importazioni in Italia hanno visto aumentare dell’83% le quantità provenienti proprio dall’Ucraina mentre sono crollati gli arrivi (già prima contenuti) dalla Russia. Nei primi 11 mesi del 2022 l’Italia ha importato dall’Ucraina oltre 1 milione di tonnellate di mais (+80%) cruciale per l’alimentazione zootecnica; 248 milioni di chili di grano (+103%); 4mila tonnellate di orzo (-31%); 239 milioni di chili di olio di girasole (+9%). L’olio di semi, peraltro, è uno dei prodotti che più risentono dell’inflazione, con aumenti del 46%. L’import di cereali dalla Russia ha riguardato prevalentemente frumento (71mila tonnellate) in calo del 42% e 15mila tonnellate di sorgo. Sempre da Mosca sono arrivate, nei primi 11 mesi del 2022, 12mila tonnellate di olio di girasole e 133mila tonnellate di panelli e farine di girasole (-23%).

Aumentate le importazioni dall'Ucraina di olio di girasole

Aumentate le importazioni dall’Ucraina di olio di girasole

Fertilizzanti

Non sono cambiate solo le rotte dei prodotti dei campi, ma anche quelle dei fertilizzanti: ferme nei primi dieci mesi del 2022 a 159mila tonnellate quelli provenienti dalla Russia (stesso valore del 2021), sono aumentati del 161% quelli provenienti dall’Algeria con quasi 200mila tonnellate di prodotto. L’Egitto, pur con un calo del 25% rispetto al 2021, resta il primo fornitore italiano in questo settore. L’Ucraina (-81%) e la Bielorussia (-70%) sono i Paesi che hanno perso il peso maggiore mentre sono cresciuti Canada (+10%), Cina (+86%) e Turkmenistan (+170%).

Falso Made in Italy

Un altro effetto della guerra è stato un certo incremento del falso Made in Italy in Russia. L’embargo contro i cibi europei, infatti, ha portato un certo proliferare di Parmesan, finto salame Milano, finta mortadella, finta mozzarella e finta robiola. Secondo Coldiretti, sono sorte fabbriche specializzate nella lavorazione del latte e della carne per coprire la richiesta di formaggi duri e molli così come di salumi che un tempo era soddisfatta dalle aziende agroalimentari italiane.

In Russia sarebbero sorte produzioni di falso Made in Italy alimentare

In Russia sarebbero sorte produzioni di falso Made in Italy alimentare

Accordo sul Mar Nero

Altri cambiamenti pesanti potrebbero esserci se la Russia terrà fede all’intenzione – annunciata dal ministro degli Esteri Sergei Lavrov, durante una riunione coi suoi omologhi al G20 – di non confermare l’accordo raggiunto con Nazioni Unite, Turchia e Ucraina per assicurare i traffici commerciali nei porti del Mar Nero. La scadenza è fissata per il prossimo 18 marzo: senza accordo si bloccherebbe l’arrivo in Italia di oltre 1,5 miliardi di chili di grano, mais e olio di semi di girasole sbarcati nella Penisola nell’ultimo anno.

di Daniela Faggion

La guerra cambia i prodotti che arrivano sulle nostre tavole (finché arrivano)

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