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10 Febbraio 2025 | Attualità, Eventi

Le pagelle dei testi di Sanremo

Il professor Lorenzo Coveri, dell’Accademia della Crusca, pubblica dal 2019 i suoi voti in base a considerazioni da linguista. Ecco la sua intervista a Telepress.

Sta per cominciare Sanremo e i comuni mortali che attendono il Festival da casa hanno, come anticipazione sulle canzoni, soltanto i testi pubblicati su TV Sorrisi e Canzoni. Ogni anno, dal 2019, il professor Lorenzo Coveri – accademico della Crusca – compie un’indagine linguistica proprio sul lavoro degli autori e stila pagelle rispetto al valore delle parole che diventano poi canzoni. Ai microfoni di Telepress riporta i suoi giudizi che – precisa – sono personali e non rappresentano l’Accademia della Crusca in toto. Certo, facendone parte, quello che dice ha un valore diverso dalle immancabili chiacchiere da bar che sul festival si generano.

“Le canzoni sul palco dell’Ariston sono qualcosa di molto più complesso delle semplici parole, perché comprendono la musica, l’interpretazione, la performance, il look… Detto questo, io sono un linguista e scelgo di concentrarmi sul lavoro autorale, non sull’esibizione dei cantanti. Prima di passare ai voti, mi piace portare almeno un paio di considerazioni di “panorama”. L

a prima è sul fatto che una stessa decina di autori collabora a circa due terzi dei testi, il che comporta una certa omogeneità (per non dire piattezza) a livello dei contenuti. La seconda considerazione riguarda gli argomenti: solo Willy Peyote ha un testo vagamente politico e impegnato, tutto il resto parla d’amore, amori finiti male, disagio, problemi personali… Nessuno parla di guerre o immigrazione, come se Sanremo fosse una bolla da cui escludere la realtà che ci circonda per una settimana.

Rispetto ai testi dei Big in gara ecco la mia personale classifica:
9 a Brunori sas e Lucio Corsi, due cantautori molto diversi
Brunori, peraltro è uno dei pochi che “se la scrive, se la canta e se la suona” tutta da solo.

8 a Willy Peyote, capace di grande ironia e addirittura di citare i Jalisse che così, finalmente, in qualche modo tornano sul palco dell’Ariston
8 anche a Joan Thiele, che presenta un italiano elegante, serio e semplice: la sua è una canzone fluida e senza svarioni.

7/8 a Simone Cristicchi, che affronta il tema della malattia della mamma ma rischia di cadere un po’ nella retorica. Cristicchi ha comunque già incassato il Premio Lunezia per il miglior testo e resta uno dei favoriti per i premi della critica, insieme a Corsi e Brunori.
7/8 a Shablo, unico rapper vero e proprio, molto interessante dal punto di vista linguistico anche per la scelta di molti anglismi
7/8 anche a Serena Brancale: polistrumentista, cantante d’estrazione jazz, mette nel suo testo una parte in dialetto barese che così per la prima volta arriva a Sanremo

7 a Achille Lauro, Clara, Coma_Cose, Rocco Hunt, Noemi, Rkomi, The Kolors e Fedez
Vorrei spendere due parole proprio su Fedez perché, in un primo momento, la canzone non mi aveva convinto e mi era scappato detto un “mi fa cadere le braccia” che poi è diventato virale, perché tutti si scopiazzano i titoli. In realtà come si vede ha 7, che non è affatto un brutto voto.

6/7 a Tony Effe, chiacchieratissimo e fonte di preoccupazioni, in realtà arriva sul palco dell’Ariston con una specie di stornellata in romanesco in cui cita Gabriella Ferri, Rugantino e Franco Califano. A dirla tutta, il suo testo sembra una cartolina di Roma per i turisti del Giubileo… quindi, niente paura!

6 a Bresh, Gabbani, Irama, Olly, Rose Villain, Sara Toscano e Giorgia, che resta comunque la voce più bella di questo Festival e so che arriva con pronostici molto favorevoli.

5 a Elodie, Francesca Michielin, Gaia, Marcella Bella e Massimo Ranieri. Anche qui il voto – lo ribadisco – è al testo, non al valore dei cantanti. Le pagelle non sono mai una questione personale e vanno al di là delle mie preferenze per gli interpreti.

Unici bocciati senza appello i Modà, che si consoleranno con il seguito di fan che hanno.

Venendo alle parole più usate, vince – neanche a dirlo – AMORE, citata 47 volte e seguita da
OCCHI 37
VITA 36
CUORICINI 28 (merito dei Coma_Cose)
BATTITO 18
CUORE 12
GUERRA 6 (in senso figurato)

Prima di chiudere, vorrei far notare: l’assenza del rock nonostante la fortuna avuta negli anni scorsi dai Maneskin ad esempio; la presenza ristretta dei cantautori; la “conversione” della maggior parte dei rapper a cantanti pop. Questo perché Sanremo è un po’ come la camomilla: tende a filtrare le punte e a livellare gli estremi”.

Forse per questo sembra che non possiamo farne a meno…

di Daniela Faggion

music-juliocesarcosta

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