Un monologo sul lavoro e sui suicidi legati alla crisi economica; un altro, terribile nei dettagli, sui bambini di Beslan uccisi dai terroristi ceceni in Ossezia. Quei monologhi di Roberto Saviano . Fabio Fazio apre Quello che (non) ho ricordando Gianni Rodari. E poi la comicità sociale di Luciana Littizzetto , che ha coinvolto pure il sindaco Fassino, e di Paolo Rossi , le voci di Francesca Inaudi , di Pierfrancesco Favino . Programma denso, intrecciato con la suggestione delle Officine Grandi Riparazioni di Torino, dove si aggiustavano i treni. Una delle navate ospita per tre sere, da ieri a mercoledì, la trasmissione di Fabio Fazio e Roberto Saviano, scritta con Galeotti, Serra, Piccolo, Chiodini, Papi, Campana. Uno spettacolo che ha coinvolto quasi 3 milioni di spettatori, ottendo il 12,66% di share, un record per La7. Un programma con coreografie, musica (Elisa, i Litfiba, Gualazzi) e, naturalmente, parole: “ Abbiamo chiesto a molti amici di venire qui, e di portarci quella che per loro è importante, alla quale vogliono bene, che vogliono proteggere ”. Così, a esempio, Pupi Avati ha scelto: sempre; Ermanno Rea: impossibile; Carlin Petrini: terra; Maurizio Landini: freddo; Erri De Luca: il ponte, con l’articolo; Gad Lerner: politica; Marco Travaglio: antipolitica. Massimo Gramellini deve scegliere la sua, una diversa ogni sera, all’impronta, nell’immediatezza del quotidiano. Ieri, la forza, nel senso della tedesca Kraft. La prima parola di Roberto Saviano, è stata interloquire.
Le parole di Fazio e Saviano

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