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13 Dicembre 2006 | Innovazione

Le porte del carcere si aprono anche per i giornalisti del web. Lo dice il Cpj

Il numero di giornalisti imprigionati nel mondo a causa del loro lavoro è cresciuto per il secondo anno consecutivo. La novità è che uno su tre lavora su internet. Lo sottolinea un rapporto di Committee to Protect Journalists. Al primo dicembre i giornalisti in carcere erano 134, nove in più del 2005. Dei ventiquattro paesi che hanno giornalisti in prigione, Cina (31 di cui 19 giornalisti online), Cuba (24), Eritrea (23) ed Etiopia (18) sono i peggiori. La categoria più colpita è quella dei giornalisti e fotografi della carta stampata (67), seguita da quella dei giornalisti online (49). Secondo Joel Simon, direttore esecutivo del Cpj “gli stati autoritari hanno fatto di internet un fronte importante nel loro sforzo di controllare l’informazione”. Le accuse più comuni nei confronti dei giornalisti sono: sovversione, diffusione di segreti di stato e azioni contro gli interessi di stato (84 sono in carcere con queste accuse), ma molti giornalisti vengono tenuti in carcere senza alcuna accusa precisa.

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