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10 Maggio 2024 | Attualità, Innovazione

Le ultime ore di Platone nei papiri di Ercolano

I resti al centro di uno studio condotto con Università di Pisa, Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale (Ispc) e Istituto di Linguistica Computazionale del CNR  

La pazienza di Platone morente messa a dura prova dalle note di una musicista con uno scarso senso del ritmo: lo racconta una parte dei papiri di Ercolano che, salvatasi dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., ha potuto finalmente essere sottoposta a un’opera di decifrazione da parte dell’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale (Ispc) e dell’Istituto di Linguistica Computazionale (Ilc) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). Lo studio, che fa parte del progetto di ricerca ‘GreekSchools’, è stato finanziato dal Consiglio europeo della ricerca (Erc) ed è stato presentato alla Biblioteca Nazionale di Napoli.

Grazie a tecniche avanzate di diagnostica per immagini sono state decifrate nuove parti dei testi – circa mille parole – che finora sembravano si potevano analizzare: in particolare, è stato aggiunto un 30% in più rispetto a quanto conosciuto del papiro contenente la ‘Storia dell’Accademia’ di Filodemo di Gadara, che racconta appunto la morte di Platone. Il filosofo sarebbe stato particolarmente infastidito dal flauto di una musicista della Tracia e, benché con la febbre, avrebbe avuto la forza di criticare la suonatrice in presenza di un ospite giunto dalla Mesopotamia.

La nuova “traduzione” avrebbe anche spostato la data in cui Platone era stato venduto come schiavo: nel 399 a.C., subito dopo la morte di Socrate, quando gli Spartani conquistarono l’Isola di Egina e non nel 397, come tradizionalmente creduto, durante il suo soggiorno alla corte di Dionisio I di Siracusa. La sinergia di papirologi, filologi, storici e fisici ha restituito parecchio materiale alla conoscenza, anche grazie alla possibilità di identificare sequenze di testo finora rimaste nascoste fra i diversi strati sovrapposti e appiccicati.

di Daniela Faggion
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