Chi in Europa pubblica giornali vuole più tutela del diritto d’autore e l’oggetto principale degli strali degli editori è, tanto per cambiare, internet. La rete che tutto introita e tutto mescola, riprendendo articoli ufficiali, dando sfogo alle manie di copia/incolla, permettendo la condivisione multipla su social network, blog, piattaforme, avrebbe bisogno di più controlli e limitazioni. Questo chiede l’Enpa, associazione europea degli editori di quotidiani, lamentando la concorrenza scorretta del web . Nell’assemblea annuale, che nel 2014 si è tenuta a Roma, presso la Fieg, è stata adottata una risoluzione che chiede all’Ue e ai governi nazionali un impegno diretto contro i grandi oligopoli digitali, sanzionando o regolando in maniera differente i motiri di ricerca e gli aggregatori di notizie, che rastrellano la rete proponendo gratuitamente (o con ritorni minimi per gli editori) contenuti protetti da copyright, alimentando così il loro enorme giro d’affari pubblicitario. Primo fra gli imputati è Google, verso cui la Commissione europea ha aperto un’indagine che si avvia alla conclusione prefigurando un patteggiamento tra il colosso americano e le istituzioni. Soluzione che non soddisfa gli editori, che temono tutto si risolva in una bolla di sapone e auspicano invece l’applicazione di criteri di ricerca e visualizzazione online identici per tutti i siti, BigG compreso, che così non potrebbe più racchiudere le news in un’unica pagina a firma Google, come accade ora. Ne va della libertà d’informazione, sostengono gli editori. Ma, ancor prima e più verosimilmente, della vita degli stessi quotidiani.
L’editoria europea e lo spauracchio web

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