Il Consiglio dei ministri ha approvato in fretta e furia il decreto legge sui fondi all’editoria , che stabilisce nuovi criteri per l’assegnazione delle sovvenzioni e comunque riduce i contributi a partire dal 2014, fino alla graduale estinzione degli stessi. I quotidiani e i periodici potranno contare ancora su due anni di finanziamenti pubblici , ma dal prossimo gennaio dovranno tracciare le vendite di ciascuna copia, pena l’esclusione dalla lista delle testate finanziabili. Il decreto prevede infatti una più stretta correlazione tra distribuzione, vendita e contributi. Per le testate nazionali (ovvero distribuite in almeno cinque regioni, con una percentuale di distribuzione in ciascuna non inferiore al 5% di quella complessiva) il rapporto tra distribuzione e vendita per avere accesso ai soldi pubblici passa dal 15% al 30%. Per quelle locali dal 25% al 35%. Il meccanismo, secondo la volontà del Governo, dovrebbe far diminuire i costi di stampa e distribuzione , spingendo gli editori a rendere più efficace la loro rete distributiva. I costi ammessi per il calcolo del contributo fisso sono solo quelli fondamentali di produzione e degli effettivi livelli di vendita. I contributi variabili, invece, vengono decisi esclusivamente in base alle copie vendute. Per nessuna impresa, comunque, il totale delle sovvenzioni può superare la cifra erogata per l’anno 2010. Le editrici che operano esclusivamente su internet possono usufruire di un sostegno di durata biennale, a condizione che rispettino effettivamente la propria periodicità e siano accessibili anche a pagamento. Il contributo copre il 70% dei costi e offre 10 centesimi di euro per ciascuna copia venduta in abbonamento. Queste le linee guida del provvedimento, che prova a ridare ossigeno a un settore da mesi sul ciglio del baratro. L’editoria italiana dovrà comunque riorganizzarsi in fretta, perché è difficile ipotizzare un’ulteriore deroga temporale dei finanziamenti pubblici. Nel 2015, il fondo per il settore potrebbe sparire del tutto o essere talmente ridimensionato da non permettere di intervenire su tutte le testate coperte sinora. E a quel punto i giornali dovranno sopravvivere per conto proprio.
L’editoria respira a fondo, fino al 2014

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