Rinvio inatteso per l’obbligatorietà degli e-book nelle scuole italiane : il decreto Profumo aveva fissato per settembre 2014 l’ultima scadenza per l’entrata in vigore della norma che obbligava gli istituti (e gli studenti) a fare didattica su testi in formato digitale. L’attuale ministro dell’Istruzione, Anna Maria Carrozza, dopo un incontro con gli editori ha deciso di sospendere il decreto del suo predecessore , firmato il 26 marzo scorso. I libri scolastici coprono il 20% del volume di vendite, con un fatturato di 650 milioni di euro: gli editori, timorosi di perdere introiti sicuri, hanno protestato violentemente per il cambio repentino imposto da Profumo, facendo saltare il banco. Tanto rumore per nulla, dunque : “ Fermiamo tutto, l’accelerazione impressa all’introduzione dei libri digitali è stata eccessiva, voglio prendere in mano la questione ed esaminarla a fondo” , ha detto Carrozza, cedendo di fatto alle lamentele delle case editrici, che già avevano fatto ricorso al Tar. “L’accelerazione sui libri digitali non poggiava su alcuna seria e documentata validazione di carattere pedagogico e culturale, così come non sono state valutate le possibili ricadute sulla salute di bambini e adolescenti” , hanno dichiarato gli addetti ai lavori. Il decreto slitta a data da destinarsi: probabile venga introdotto un sistema misto (e-book e cartacei) nel 2015-2016, non prima però di un monitoraggio sulla effettiva possibilità degli istituti di adeguarsi alla svolta. E’ l’ennesima occasione persa da due settori centrali del sistema Italia per modernizzarsi e trovare nuove vie d’apprendimento e di sviluppo: in Inghilterra l’80% delle classi è ormai attrezzata per la didattica digitale, mentre in Italia gli e-book rappresentano ormai l’8,3% del mercato. Il futuro certo non aspetterà la scuola e l’editoria di casa nostra.
Libri digitali a scuola, retromarcia del Governo

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