Gli operatori che per la prima volta entreranno nel mercato della banda larga, potranno utilizzare i cavi già presenti. A stabilirlo sono state le linee guida dell’Unione Europea, che entreranno in vigore l’anno prossimo. L’obiettivo è quello di garantire la concorrenza e rendere più economico l’accesso alla banda larga. Tuttavia questi provvedimenti hanno ha scatenato le ire dei garanti nazionali, che saranno responsabili del loro recepimento. Solo un milione di persone dell’Unione europea, sui 495 milioni totali, dispone di una connessione internet in fibra ottica e la Commissione auspica che le linee guida possano incoraggiare gli investimenti. Secondo uno studio portato avanti da McKinsey, ci vorrebbero 300 miliardi di euro per convertire tutti gli accessi presenti in Europa in fibra ottica e in certi casi bisognerebbe sostituire fili di rame, risalenti anche al 1800. Il commissario Ue alla concorrenza Neelie Kroes in una nota ha scritto: “Vogliamo che la legislazione dei singoli stati non solo incoraggi gli investimenti necessari nel campo della fibra ottica, ma rafforzi anche la concorrenza nel settore banda larga”. Lo European Regulators Group, composto dai garanti delle telecomunicazioni dei 27 paesi Ue, sostiene però che le linee guida impediscono gli investimenti, l’innovazione e la concorrenza e che i suoi membri non ne condividono la natura eccessivamente prescrittiva. Il presidente dell’Erg Daniel Pataki ha affermato: “Dal nostro punto di vista, l’approccio corrente della Commissione va contro le best practice regolatorie e rischia di danneggiare il settore”.
Linee guida sulla banda larga scatenano scontro Ue e garanti nazionali

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