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27 Dicembre 2021 | Attualità, Economia

L’Italia si avvia alla chiusura della produzione di pellicce

Martedì 21 dicembre in Commissione Bilancio del Senato è stato approvato il divieto di allevare visoni, volpi, procioni, cincillà e animali di qualsiasi specie che vengano fatti riprodurre in cattività e uccisi con lo scopo di ricavarne pellicce. Il provvedimento è contenuto in un emendamento della Legge di bilancio, che dovrà essere approvata dal Parlamento entro la fine dell’anno. 

Le posizioni in Europa

L’Italia si allinea ad altri Paesi europei che avevano già preso questa decisione, come il Regno Unito, l’Austria, la Croazia, la Slovenia e la Repubblica Ceca, mentre Belgio e Olanda vieteranno la produzione di pellicce rispettivamente dal 2023 e dal 2024. In Germania, dal 2022 entreranno in vigore standard minimi strutturali per assicurare un migliore trattamento degli animali.

Cosa succederà agli allevamenti esistenti?

In Italia risultano attivi cinque allevamenti di visoni, collocati tra Lombardia, Emila-Romagna ed Abruzzo, in cui ogni anno venivano allevati e uccisi circa sessantamila animali.

Le indicazioni sulla nuova sistemazione degli animali saranno contenute in un decreto dei ministeri della Transizione ecologica, dell’Agricoltura e della Salute che dovrà essere emanato entro il 31 gennaio 2022. Quanto si prevede è che gli animali ancora presenti nelle strutture, circa settemila, potranno rimanervi fino al prossimo 30 giugno, data ultima entro cui gli allevamenti dovranno essere dismessi; dopodiché saranno ospitati in apposite strutture gestite direttamente o in collaborazione con associazioni animaliste riconosciute.

Per gli allevamenti che dovranno essere dismessi sono previsti indennizzi in proporzione al numero di animali presenti: oltre a un contributo del 30% del fatturato registrato nell’ultimo ciclo produttivo, è previsto un contributo massimo di diecimila euro a fondo perduto per poter sostenere le spese di demolizione degli impianti o di quelle per riconvertire gli allevamenti in impianti di diversa attività agricola. Gli allevamenti potranno usufruire di un fondo di 3 milioni di euro stanziati dal Next Generation EU-Italia per l’avvio di impianti agri-voltaici e parchi agrisolari.

Il disappunto dell’Associazione italiana pellicceria

L’Associazione italiana pellicceria esprime “tutto il proprio rammarico all’indomani del voto di un emendamento alla legge di Bilancio che ha proposto il divieto al lavoro di uno specifico settore senza discussione parlamentare, senza alcun confronto con gli operatori, senza adeguati indennizzi, inserendolo in un provvedimento che dovrebbe rilanciare l’economia”.
“Questo voto cancella un pezzo di made in Italy e un intero settore produttivo. […] Gli allevamenti di visoni italiani sono un’attività legittima, regolamentata, certificata, controllata.” dichiara Roberto Tadini, presidente di Aip. E aggiunge: “Riteniamo che con questo gesto sia stato bandito un pezzo di storia di questo Paese.

La soddisfazione delle associazioni animaliste

L’approvazione dell’emendamento è giunta dopo una lunga campagna a favore della chiusura definitiva degli allevamenti portata avanti da tempo da vari enti e associazioni, tra cui LAV, la Lega antivivisezione.
Con la campagna #EmergenzaVisoni lanciata da LAV nel 2020 dopo la scoperta del primo focolaio di Coronavirus in un allevamento olandese di visoni, si era giunti alla temporanea sospensione degli allevamenti sino al 31 dicembre 2021.
Per mezzo di una nuova campagna, #VoceaiVisoni, l’ente ha contribuito al raggiungimento del divieto definitivo.
“Il Parlamento ed il Governo hanno finalmente posto il sigillo istituzionale ad un cambiamento sociale radicato tra i consumatori italiani ed europei, e le principali aziende globali della moda che hanno fatto proprio e concretizzato questo valore tramite politiche commerciali fur-free” – dichiara Simone Pavesi, responsabile Area Moda “Animal Free”, progetto LAV nato per promuovere una moda etica e sostenibile.

 

di Zaira Nobile

pellicce

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