Un progetto del governo fa moltiplicare i sondaggi e la confusione in merito a una fonte energetica abrogata tramite referendum nel 1987
Si dice spesso che quello italiano sia un popolo privo di memoria e viene da essere d’accordo una volta di più a guardare quello che sta succedendo con il nucleare. Questa forma di approvvigionamento energetico venne abrogato con un referendum nel 1987, ma oggi si torna a parlarne perché il Governo lavora a una NewCo in tal senso che dovrebbe coinvolgere Enel, Ansaldo e Leonardo. “Un’adeguata risposta al crescente bisogno di elettricità del Paese”, dice una risposta di un sondaggio di SWG, secondo cui un italiano due 2 sarebbe favorevole all’energia nucleare.
Di tutt’altro avviso un sondaggio Ipsos – realizzato per Legambiente, Nuova Ecologia e Kyoto Club – secondo cui l‘81% degli italiani sarebbe schierato contro questa tecnologia che il Governo vorrebbe reintrodurre nel mix energetico all’interno del processo di decarbonizzazione nel Paese. Appena cinque mesi fa, a giugno, secondo la stessa agenzia si era detto contrario il 75% della popolazione. Un’avversione su cui pesano la percezione dei rischi correlati e i costi nascosti. Peraltro, anche tra coloro che sono aperti a valutare un ritorno a questa tecnologia solo il 18% sarebbe disposto ad accettare la costruzione di un sito di produzione a una distanza minima di dieci chilometri dalla sua abitazione. Effetto Nimby (Not In My Back Yard, cioè, non nel mio giardino) confermato.
Sull’argomento si esprime anche Coldiretti Censis, che in occasione della giornata conclusiva del Forum internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione a Roma, organizzato in collaborazione con The European House – Ambrosetti, ha emesso una nota stampa in cui si dichiara che “Una vera transizione green si potrà realizzare solo puntando sull’energia nucleare pulita, quella a fusione, combinata allo sviluppo delle rinnovabili, dal biogas all’agrivoltaico, per garantire il fabbisogno energetico legato alle esigenze del tessuto produttivo ma anche allo sviluppo delle innovazioni“. Secondo un’indagine Ixè di settembre 2024 riportata dall’organizzazione, la percentuale di italiani che considera l’atomo come fonte energetica prioritaria su cui puntare è quadruplicata nello spazio di 5 anni, passando dal 4,8% al 21,6%. E a un nuovo eventuale referendum sulla reintroduzione di centrali nucleari voterebbe sì il 46,8%, contro un 47,9% contrario e un 5,3% che non esprime un’opinione.
Il nucleare, secondo Coldiretti, non potrebbe comunque prescindere dall’apporto delle energie rinnovabili per un modello di transizione che veda le imprese agricole protagoniste attraverso, ad esempio, le comunità energetiche, gli impianti solari sui tetti e l’agrivoltaico sostenibile e sospeso da terra. Il 16% della energia rinnovabile consumata in Italia nasce dai campi e dalle stalle offrendo un contributo strategico al fabbisogno nazionale grazie all’impiego di biomasse, biogas, bioliquidi e fotovoltaico.