Il governo cinese ha arrestato Lu Gengsong, giornalista e internauta attivo reo di aver tentato di sovvertire il potere statale con l’aiuto della rete, secondo quanto ha reso noto la moglie. “Il governo vuole solo farlo stare zitto”, ha accusato la moglie Wang Xue aggiungendo che Gengsong “ha scoperto molti casi di comportamenti illegali da parte degli organismi provinciali e cittadini ufficiali”. Reporter senza Frontiere ha ricordato ad agosto che sono 30 i giornalisti e 50 i web-disobbedienti a essere stati messi in manette dalle autorità cinesi. Il caso di Gengsong e queste cifre dell’organizzazione parigina fanno riflettere sulla veridicità o meno dell’ affermazione , risalente alla scorsa settimana di Rebecca MacKinnon: “C’è una grossa contraddizione di fondo che rende difficile spiegare agli occidentali quale sia il rapporto tra la Cina e il Web. Da una parte ci sono i tentativi di controllo e le limitazioni di accesso”, ha dichiarato l’esperta di internet, “ma dall’altra è innegabile che il tempo dedicato alla discussione e alla conversazione sul web è cresciuto enormemente nel paese”.
Manette per cyber-ribelle cinese

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