Twitter fa il verso a Facebook e Google aspetta a calare la sua carta. Ma le imitazioni non funzionano. Diaspora punta tutto sulla privacy con dati nel computer dell’utente. Facebook è la star. Così star che si prepara al debutto cinematografico con il film The Social Network. Tutti gli altri competitor studiano, si aggiornano e si rinnovano per minarne la leadership. Ma tentare di emulare un prodotto di successo piuttosto che lanciarne uno nuovo non sembra un’idea che funziona. Ad esempio Twitter, il micro-blog, diventato popolare grazie alla particolarità dei suoi 340 caratteri, ha presentato questa settimana una nuova veste che allinea la sua offerta a quella di Facebook. Adesso anche con Twitter è possibile consultare video e fotografie senza dover accedere a pagine esterne . L’intento è chiaro: far trascorre più tempo possibile agli internauti sulla piattaforma e ingolosire gli investitori pubblicitari. Meno chiaro è il motivo per cui i fedelissimi di Facebook dovrebbero cambiare le proprie abitudini e accedere ai contenuti attraverso Twitter avendo le due piattaforme gran parte della popolazione in comune. Nel frattempo Google attende di capire come si evolvono i social network prima di lanciare la sua community Google Me per dotarla di un plus concreto. Inizia intanto a circolare il codice open source della piattaforma Diaspora che punta tutto sulla privacy eliminando la gestione centralizzata dei dati che risiedono sul computer dell’utente. Ma come dimostra Facebook della privacy agli utenti non interessa granché
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