La scuola britannica si appresta ad accogliere una riforma che prevede l’inserimento di social network, blog e podcast fra le materie curriculari. Il Regno Unito ha deciso di portare in dose massiccia nelle aule degli istituti primari lo studio di internet. Mentre nel nostro paese si fanno i conti con i tagli alla spesa pubblica (36 miliardi di euro nei prossimi tre anni), che rischiano di coinvolgere l’acquisto di computer e software, destinati alla formazione didattica, e la scuola digitale proposta e pensata dal ministro Gelmini. Ad anticipare il contenuto della riforma scolastica che prevede lo studio della rete e l’utilizzo di portali di varia natura, è stato il quotidiano The Guardian. Gli scolari di dieci anni dovranno destreggiarsi con le attività di blogging e podcast, dovranno essere in grado di consultare Wikipedia e Twitter e di scrivere sia a mano sia su una tastiera di computer. Secondo la riforma in questione restano sei le aree centrali del sistema istruttivo britannico: inglese, comunicazione e lingue, matematica, scienze e tecnologia, scienze umane, sociali e ambientali, salute fisica e benessere, arte e design. A fare le spese di questa visione tecnologica dell’insegnamento primario sarà la già bistrattata storia: lo studio del periodo vittoriano o la Seconda guerra mondiale saranno facoltative anche se, ha tenuto a precisare il ministro dell’Istruzione Jim Knight, la storia britannica avrà sempre un ruolo centrale. Si sta andando dunque a delineare un futuro in cui i piccoli studenti del Regno Unito verranno a conoscenza delle vicende di Cavour mediante il suo profilo di Facebook?
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