Due anni fa, il 7 ottobre 2006, Anna Politkovskaja veniva uccisa nell’ascensore del suo palazzo, mentre rincasava. Era una giornalista russa scomoda per i suoi reportages sulla guerra in Cecenia e sullo scarso rispetto che l’esercito e il governo russo avevano dimostrato verso i civili e verso lo stato di diritto. Scriveva per il settimanale russo Novaja Gazeta, di ispirazione liberista. Secondo il parere di molti, a ucciderla è stato un killer professionista, pagato per eliminare una ferma oppositrice della politica di Mosca in Cecenia. La Politkovskaja ha scritto una serie di libri all’interno dei quali ha criticato la politica di Putin sulla guerra in Cecenia, in Daghestan e in Inguscezia. Prima dei colpi che la uccisero, la giornalista era già stata minacciata di morte ed era stata vittima di un misterioso avvelenamento , non mortale. A causa della situazione di pericolo per la sua incolumità e delle mail minacciose ricevute da Sergeii Lapin, la Politkovskaja si era rifugiata per un certo periodo a Vienna . Lapin era un ufficiale della polizia Omon, corpo che dipende direttamente dal ministero degli Interni. La giornalista lo aveva accusato di crimini contro la popolazione civile cecena. Lapin nel 2005 fu condannato per abusi e maltrattamenti aggravati su un civile ceceno e per falsificazione di documenti. Nonostante fosse malvista in Russia, all’estero il suo operato è stato riconosciuto in diverse occasioni, con l’attribuzione di numerosi premi. Fu insignita del Global Award for Human Rights Journalism di Amnesty International (2001), del Freedom to Write Award del PEN (2002), del Courage in Journalism Award (2002), del Premio Olof Palme (2004), del Premio per la Libertà e del futuro dei media del Media City Leipzig (2005) e dell’ International Journalism Award (2006). L’anniversario della sua morte non è ricordato solo in Europa, anche la popolazione russa ha organizzato notevoli mobilitazioni. Insieme al suo omicidio, ricorre il cinquantaseiesimo compleanno di Vladimir Putin. Per rendere omaggio alla giornalista russa, Rizzoli ha pubblicato il volume Un piccolo angolo d’inferno , uscito nel 2002 durante la guerra nel Caucaso. Nel libro sono descritti gli orrori della guerra cecena: allora non si parlava molto del paese e Politkovskaja fu la sola a puntare un riflettore su quella situazione problematica. “ La tortura è la norma, le esecuzioni senza processo sono routine e le razzie e i saccheggi un luogo comune ”, raccontava la giornalista inviata sul campo. Oggi a Bari è ricordata nel salone dorato del Palazzo Ateneo dell’Università degli Studi, con la consegna del primo Premio nazionale di laurea dedicato ad Anna Politkovskaja. A Roma e a Milano sono previsti due presidi, entrambi organizzati dall’associazione Annaviva . Nella capitale ci si ritrova a Campo dei Fiori sotto la statua di Giordano Bruno, mentre a Milano in Piazza Scala sotto la statua di Leonardo. Oltre al ricordo, le manifestazioni reclamano giustizia per la coraggiosa giornalista russa, uccisa da quattro colpi, provenienti da una Makarov PM. L’assassino e il mandante sono ancora a piede libero: le indagini sono ferme a un punto morto.
Oggi si ricorda Anna Politkovskaja, giornalista russa uccisa due anni fa

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