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24 Maggio 2021 | Ambiente, Attualità, Innovazione

Ok dell’Ue alla commercializzazione di insetti: Veneto prima Regione italiana

Arriva dall’Unione Europea il via libera per la produzione e la commercializzazione degli insetti nel settore food: in Italia la transizione verde inizia in provincia di Padova.

In molti l’hanno definito ‘il futuro dell’alimentazione umana’ e ora c’è il via libera dell’Unione Europea, nel piano d’azione Ue 2020-30 per i sistemi alimentari sostenibili, alla commercializzazione in Italia. Si tratta degli allevamenti di insetti per l’alimentazione umana e il Veneto è la prima Regione italiana a riconoscere gli allevatori di questo novel food come imprenditori. 

In effetti per l’Italia si tratta di una vera e propria novità dal momento che finora si potevano produrre insetti per il solo feed animale e non per il food, mentre già dal 2009 questa tipologia di alimenti è comparsa in diversi regolamenti europei. Tra tutti, va menzionata la normativa sul Novel Food (EC) 2015/2283 a cui è seguita l’approvazione dell’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) al consumo nell’alimentazione umana dell’insetto Tenebrio molitor. L’autorizzazione prevede requisiti di etichettatura specifici relativamente agli allergeni in quanto gli insetti possono causare reazioni allergiche nei soggetti con allergie preesistenti ai crostacei e agli acari della polvere.

La prima regione italiana a raccogliere la sfida è il Veneto dove in provincia di Padova, a Piombino Dese, Inef (Insect novel ecologic food) è l’azienda leader nella produzione delle larve della farina fino a questo momento utilizzate nella pesca e nel feed animale.

La novità in Italia è stata accolta da reazioni contrastanti. L’industria alimentare, campione del made in Italy, difende la tradizione e si dice contraria all’introduzione degli insetti nell’alimentazione umana. Ricercatori e allevatori invece non hanno dubbi: gli insetti, oltre a rappresentare una nuova possibilità di reddito per chi li produce e coltiva, sono fonte di proteine a basso impatto ambientale e potrebbero quindi aiutare a salvare il pianeta e a combattere la fame nel mondo.

di Antonietta Vitagliano

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