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3 Novembre 2008 | Attualità

Open Source e Linux in Germania: lo annuncia il ministro degli Esteri

II ministro degli Esteri tedesco ha annunciato che circa 11 mila computer sparsi in tutto il mondo, tra ambasciate e consolati, e ovviamente anche nella madrepatria saranno convertiti a Linux e al software open. Il ministro Rolf Schuster ha spiegato di essere intenzionato a passare al pinguino prima di tutto per poter risparmiare e di aver anzi già completato più di metà del lavoro. Schuster, al seguito dell’ambasciata madrilena della Germania, ha spiegato a margine di una conferenza in terra spagnola quali sono le cifre in ballo: “I l ministero degli esteri ha computer in molti e remoti avamposti. Già oggi il costo di queste postazioni è di circa mille euro all’anno, contro gli oltre 3mila a postazione degli altri ministeri”. Con il passaggio a Linux e al software open, come OpenOffice, i costi potrebbero abbattersi ulteriormente. La Germania non è nuova a questi exploit: il comune di Monaco di Baviera è senz’altro l’esempio più lampante della popolarità di cui gode Linux in terra teutonica, ma non mancano aziende che scelgono il software a sorgenti aperti anche per scopi commerciali. Nel caso del ministero degli esteri, delle circa 230 ambasciate tedesche in tutto il mondo più della metà avrebbero già avviato o completato il passaggio al nuovo corso open. ” Non è una scelta priva di problemi – precisa Schuster, che cita il caso dell’ambasciata nel paese del Sol Levante – I nostri sviluppatori non conoscono il giapponese, e questo fa sì che non capiscano fino in fondo certi problemi: abbiamo dovuto rivolgerci ad uno sviluppatore in Giappone per aiutarci a risolvere alcune questioni che avevamo in sospeso con Open Office “. Oggi comunque l’intera infrastruttura dell’ambasciata in terra nipponica è dotata di Linux, così come accaduto anche in Corea e Spagna. Gli altri ostacoli che il ministero ha dovuto scavalcare non erano di natura tecnica: gli stessi esperti IT, oltre 200, dell’istituzione si erano mostrati all’inizio diffidenti rispetto alla soluzione Linux. “Le loro rimostranze non erano di natura tecnica – conclude Schuster – Solo non sapevano molto di Linux e Open Source, e abbiamo dovuto aiutarli a cambiare prospettiva. Alcuni sono stati avviati ad un corso full immersion sui server Linux e su Apache, così che potessero scoprire che funzionano”.

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