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4 Aprile 2024 | Ambiente, Attualità

Parte a Milano la misurazione del contributo degli alberi su inquinamento e raffrescamento

“Tra gli effetti tangibili del riscaldamento globale ci sono le migliaia di persone che ogni anno nelle città italiane sono vittime del caldo. L’unico modo per raffreddare le città sono gli alberi”. L’ha detto Stefano Mancuso, professore botanico noto in Italia, riportando l’aspetto più concreto e pratico dell’iniziativa di monitoraggio avviata a Milano sugli alberi di un’area cittadina nel moderno quartiere di Porta Nuova.

Un monitoraggio con 300 sensori che permetterà di conoscere quanto ogni pianta contribuisce all’abbattimento di anidride carbonica, polveri sottili e alla diminuzione della temperatura. La presentazione è stata fatta nella sede istituzionale del Comune di Milano che ha dato il patrocinio all’iniziativa ed era rappresentato dall’assessora all’Ambiente e Verde, Elena Grandi. “Sono contenta che la società civile entri a gamba tesa e si affianchi al lavoro delle amministrazioni pubbliche – ha detto l’assessora-. In città abbiamo 550 mila alberi, un conto è curarli, un altro è essere consapevoli che dobbiamo costruire con il verde la città di domani. Ora abbiamo uno strumento scientifico e dobbiamo utilizzarlo a macchia di leopardo anche in altre aree della città”.

Il progetto è oggettivamente affascinante. L’idea è stata resa concreta da PNAT- spin-off dell’Università di Firenze in qualità di science, technology e design partner di Prospettiva Terra che nasce da un’idea di Stefano Mancuso e Marco Girelli, CEO di Omnicom Media Group Italia con il sostegno di McDonald’s, Henkel e Ricola.

Dalle prime rilevazioni risulta che gli alberi dell’area monitorata nei primi tre giorni hanno assorbito 101 tonnellate di CO₂ e rimosso 570 g di sostanze nocive. Si stima arriveranno a 71 kg in un anno.  Il miglioramento della qualità dell’aria generato dagli alberi del parco può raggiungere picchi del 25-30% rispetto a un’area non alberata.

Camilla Pandolfi CEO di Pnat ha racontato il progetto e lo ha definito “il punto di incontro per rispondere alla domanda su quanto gli alberi siano importanti nei nostri contesti urbani e per migliorarne e semplificarne la gestione”. Il monitoraggio permette anche di intervenire sulla sicurezza poiché il sensore misura anche le oscillazioni della pianta ed è dunque in grado di indicare criticità sulla sua stabilità. “I sensori registrano in tempo reale le oscillazioni durante gli eventi atmosferici. Se stanno bene gli alberi avranno sempre la stessa oscillazione. Se le condizioni esterne ne pregiudicano la stabilità queste oscillazioni variano e sarà un segnale per intervenire” ha detto Pandolfi.

“Noi abbiamo bisogno di dati per affrontare la crisi del riscaldamento globale – ha aggiunto Mancuso-. Sono temi di cui parliamo tutti spesso sulla base di opinioni. Ma fino a quando rimarremo sulle opinioni per un tema scientifico non andremo da nessuna parte. Abbiamo bisogno di dati su cui basare le strategie che ciascuno di noi dovrà tenere nei prossimi anni affinché la questione del riscaldamento globale sia qualcosa di gestibile. Le città sono isole di calore e nulla è più efficiente degli alberi per raffrescare. E poi per ogni euro investito gli in alberi assorbono mille volte più CO₂ di qualsiasi strumento inventato dall’uomo” ha concluso Mancuso.

Giorgio Tedeschi

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