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14 Gennaio 2023 | Attualità, Economia, Innovazione

Per garantire le transizioni green e digital puntare sulle competenze

Competitività, resilienza, talento, digitalizzazione, sostenibilità, formazione, competenze sono pietre miliari per un 2023 che si prospetta foriero di opportunità, progetti e investimenti soprattutto per donne e giovani.

2023 come Anno Europeo delle Competenze

Se il 2022 era stato scelto come Anno Europeo dei Giovani, il 2023 è stato indicato dall’UE come Anno Europeo delle Competenze. L’UE ha dichiarato, dunque, la scelta di concentrarsi sulle skills delle lavoratrici e dei lavoratori. Cerchiamo di capire nel concreto cosa significa. Lo scorso 14 settembre la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, nel suo discorso annuale al Parlamento europeo sullo Stato dell’Unione, ha annunciato il 2023 come Anno Europeo delle Competenze. Gli obiettivi sono molteplici così come le strategie per raggiungerli. La Commissione Europea sottolinea come “la disponibilità di una forza lavoro qualificata è fondamentale per garantire che le transizioni verde e digitale siano socialmente eque e giuste e per rafforzare la competitività sostenibile e la resilienza dell’Unione di fronte a shock esterni negativi quali la pandemia di Covid-19 o le conseguenze della guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina“. Pertanto, una formazione continua durante la vita di ogni cittadino dell’Unione Europea sarà fondamentale per restare al passo con i tempi, affrontare con successo l’economia e il mercato in rapida evoluzione, rispondere in modo trasparente e concreto al bisogno di digitalizzazione, affrontare efficacemente la crisi climatica, spingere la ripresa post-pandemia e ripristinare i valori europei minacciati dalle guerre.

Gli obiettivi

Il tema delle competenze, incentrato sul correggere il divario tra domanda e offerta di lavoro, si riferisce in particolare alla dimensione occupazionale-reddituale delle persone. La Commissione riporta come dato di sintesi che “nel 2021 erano 28 le occupazioni che risentivano di carenze di personale, tra cui i settori dell’assistenza sanitaria, dell’ospitalità, dell’edilizia e dei servizi, oltre a carenze di specialisti in informatica e ciber sicurezza, e in generale di lavoratori con competenze scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche”. Evidenzia, inoltre, la scarsa di disponibilità di personale qualificato o di dirigenti esperti “per un quarto dei 25 milioni di Pmi che, rappresentando il 99% di tutte le imprese e dando lavoro a 83 milioni di persone, costituiscono la spina dorsale dell’economia dell’Unione”. Inoltre “maggiori e migliori competenze non solo aprono nuove opportunità di lavoro…ma consentono anche di esercitare i propri diritti”. “L’anno europeo delle competenze dovrebbe svolgersi in modo inclusivo e promuovere attivamente l’uguaglianza per tutti, con attenzione anche alle regioni svantaggiate e remote”. Nell’UE i dati ci dicono, inoltre, che i tre quarti delle aziende faticano a trovare lavoratori con le capacità necessarie. Mentre l’indice dell’economia e della società digitale mostra che quattro adulti su dieci e una persona su tre, che lavorano in Europa, non hanno competenze digitali di base. Proprio per rafforzare le skills digitali l’Unione Europea – attraverso l’Anno Europeo delle competenze – si pone come obiettivi:

  • Incrementare gli investimenti per una formazione più efficace e inclusiva, che migliori le skills della forza lavoro europea, semplificando la possibilità di cambiare lavoro.
  • Agevolare lo sviluppo di competenze affinché siano corrispondenti con le esigenze del mercato del lavoro.
  • Consentire alle persone di inseguire passioni e attitudini rispondendo al contempo alle esigenze di personale qualificato delle aziende. In particolare, l’UE vuole concentrarsi sull’attivazione dei NEET, cioè coloro che non seguono un percorso di istruzione, occupazione o formazione.
  • Incoraggiare la mobilità da Paesi terzi attraendo persone con le competenze utili alle aziende europee, anche rafforzando le opportunità di apprendimento e facilitando il riconoscimento delle qualifiche.

Le misure

Per conseguire gli obiettivi, è stato previsto un quadro articolato di misure da attuare quali ad esempio: conferenze, forum di discussione, campagne di informazione, comunicazione e sensibilizzazione sulle iniziative dell’Ue per il miglioramento del livello delle competenze, promozione del dialogo nei gruppi e nelle reti di portatori di interessi esistenti, anche attraverso piattaforme online consolidate, promozione di programmi, opportunità di finanziamento, progetti, azioni e reti pertinenti per i portatori di interessi a livello pubblico, privato e non governativo coinvolti nell’ideazione, nella diffusione e nell’attuazione delle opportunità di miglioramento del livello delle competenze e di riqualificazione e della formazione professionale, e così via. Ogni Paese membro dell’Ue è chiamato a nominare un coordinatore nazionale e i fondi a disposizione sono quelli del Pnrr, di Fse+, Digital Europe, Horizon, Erasmus e altri.

Nel 2023 tante iniziative e nuovi avvincenti progetti e sfide attendono i giovani, oltre ai programmi già in atto come Erasmus+ – il programma dell’Unione Europea per l’istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport che finanzia progetti con e per i ragazzi -, e il Corpo Europeo di Solidarietà, un’occasione per imparare e aiutare gli altri con le iniziative proposte dall’UE per i giovani tra i 18 e i 30 anni. (per saperne di più → https://giovani2030.it/).

La cooperazione

Lavoratori e lavoratrici, giovani e meno giovani, dunque avranno (auspichiamo) nuove e maggiori chance nella ricerca di un lavoro dignitoso. Ma ciò sarà possibile solo grazie alla cooperazione tra il Parlamento Europeo, gli Stati Membri, gli istituti di istruzione e formazione, le imprese e la cittadinanza stessa. I giovani non possono lasciarsi sfuggire questa grande possibilità, formandosi e proponendosi con spirito innovativo e visionario, per trasformare i sogni in realtà.

 

di Luisa D’Elia

 

 

 

 

 

 

 

 

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