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21 Maggio 2010 | Innovazione

Pioggia di critiche per il ddl intercettazioni

Proseguono le discussioni, anche aspre, sul norme che restringono l’uso e la pubblicazione delle intercettazioni in ambito giudiziario e giornalistico. Voci di protesta si sono levate dalla Federazioni italiana dei giornalisti, da esponenti della magistratura, dal mondo politico italiano e internazionale. Il sottosegretario al Dipartimento di Giustizia degli Usa, Lanny Brauer, si è detto preoccupato per le possibili ripercussioni che il ddl potrebbe avere sulle indagini giudiziarie : “ L’Italia ha fatto grandi progressi nelle indagini e nel perseguimento di gruppi mafiosi operanti entro i suoi confini – ha ricordato Brauer -, n on vorremmo mai che succedesse qualcosa che impedisse ai magistrati italiani di fare l’ottimo lavoro svolto finora: le intercettazioni sono uno strumento essenziale” Anche il magistrato anti-mafia Antonio Ingroia, questa mattina, ha espresso le proprie perplessità ricordando che la vita e il lavoro di molti giudici sono scandite dal ritmo delle intercettazioni, senza le quali sarebbe impossibile lavorare con successo. Resta contraria al decreto anche la Fieg, che esprime il proprio moderato dissenso attraverso le parole del suo presidente: “La Fieg esprime apprezzamento per le iniziative di moderazione di queste ultime ore sul fronte delle sanzioni alla stampa. Ma abbiamo il dovere di dire ad alta voce che i punti critici per la libertà di stampa da noi segnalati ancora restano” , ha detto il presidente Carlo Malinconico, augurandosi un ripensamento sulle pesanti sanzioni previste per gli editori. Editori che, per questo, hanno annunciato tramite la Federazione nazionale della stampa una protesta contro le nuove norme, raccogliendo l’adesione di tutte le principale testate italiane a una cdr comune per discutere problematiche e possibili reazioni. Iniziativa, questa, condivisa anche da Luca Cordero di Montezemolo: “Condivido la linea degli editori. Credo che ci sia la necessità di parlare e, da un lato, tutelare la privacy poiché la pratica delle intercettazioni non è più accettabile nei confronti dei singoli cittadini, e dall’altra però utilizzare lo strumento fondamentale in tante indagini e processi”

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