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22 Febbraio 2024 | Ambiente, Attualità

Primo studio italiano sul rapporto clima-turismo

Secondo “Turismo Climate-sensitive” di ENIT il riscaldamento globale cambia le abitudini dei turisti e porterà nuovi comportamenti di scelta

Secondo Copernicus Climate Change Service, il 2023 è stato l’anno più caldo di sempre. Questo e le sue conseguenze a livello di cambiamenti climatici hanno inciso direttamente su criteri, tempi, modalità e costi delle vacanze, siano esse al mare, in montagna, outdoor, nelle città d’arte o nei siti archeologici. Il progressivo aumento delle temperature medie (detto “forzante calore”) incide quindi profondamente sul settore turismo, soprattutto in un Paese come l’Italia che, da un lato, vive anche delle sue bellezze e, dall’altro, si trova al centro dell’hot spot mediterraneo, nel quale gli eventi climatici estremi sono accelerati del 20%. Così, l’Enit hai pensato bene di lanciare la ricerca “Turismo Climate-sensitive”, presentata alla più recente Borsa Italiana del Turismo di Milano.

Il progetto ha avuto il duplice scopo di analizzare e misurare l’impatto dell’emergenza climatica nei comportamenti della domanda di viaggio e dell’offerta da parte degli operatori, contribuendo al contempo alla messa a punto di nuovi modelli di lavoro per imprese e destinazioni turistiche e all’individuazione di nuove opportunità. Lo studio racconta, ad esempio, una nuova modulazione delle presenze di turisti stranieri che diminuiscono del 25% in estate con un contestuale aumento in primavera e autunno. Sono fatti che descrivono un evidente spostamento di flussi turistici, con un impatto sulle principali organizzazioni turistiche.

Anche altri Paesi europei, come Spagna, Francia, Slovenia, Grecia e Portogallo hanno prodotto indagini di questo tipo. Nella ricerca italiana ci sono anche focus su argomenti estremamente specifici, come ad esempio “Evoluzione del rapporto domanda e offerta nel turismo climate-sensitive” e “Impatto climatico, turismo culturale e siti Unesco”: questa seconda, in particolare, vuole esaminare la gestione del patrimonio culturale in Italia utilizzando i 59 presidi Unesco come verifica della capacità di risposta del sistema nazionale alle criticità del cambiamento climatico. Da ricordare che il nostro Paese nel 2022 registrò oltre 142 milioni di presenze nel turismo heritage, con una spesa turistica o valore di ritorno superiore ai 12 miliardi di euro.

Integrare l’emergenza climatica nel modello di business, anziché farsi trovare impreparati, sembra una necessità improrogabile, anche perché si stima che il cambiamento radicale nel rapporto domanda e offerta turistica legato al clima avrà una portata pari o superiore a ciò che avvenne oltre 15 anni fa con l’impatto digitale. Anche per questo sono già disponibili a tutti su internet nuove piattaforme (https://travelweathermap.com/en/jan) che consentono di scegliere e programmare in base alle previsioni: una pratica che, secondo i dati di piattaforme di prenotazione, coinvolge il 51% dei viaggiatori.

di Daniela Faggion

Nuove modalità di turismo in relazione ai cambiamenti climatici - ph.Timrael

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