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25 Giugno 2007 | Attualità

Primocanale porta la Rai alla Corte di Giustizia Europea

Il Tribunale di Genova ha accolto la richiesta dell’emittente regionale ligure Primocanale e ha rinviato alla Corte di Giustizia Europea gli atti della causa che oppone la Rai all’emittente privata presieduta da Maurizio Rossi . Sembra la classica sfida di Davide contro Golia, ma di fatto è la prima volta che un Tribunale italiano chiede alla Corte europea un parere di legittimità su alcuni snodi chiave del nostro sistema. La Rai ha accusato Primocanale di concorrenza sleale chiedendo un milione di euro di danni per una “campagna pubblicitaria comparativa” . Nella campagna in questione, declinata su affissioni, inserzioni sulla stampa e spot televisivi, l’emittente privata metteva a confronto il tempo riservato all’informazione nei suoi palinsesti con quello del servizio pubblico. La Rai ne usciva perdente: all’epoca dedicava 48 minuti al giorno all’informazione contro le 13 ore, tra dirette e programmi, di Primocanale. Il claim recitava ‘Noi non abbiamo i minuti contati’. “La Rai ci ha chiesto i danni per presunta concorrenza sleale per la campagna pubblicitaria in cui affermavamo che la nostra televisione dedicava all’informazione più spazio e tempo dell’emittente pubblica – spiega Rossi -. In sede di giudizio abbiamo chiesto di andare di fronte alla Corte di Giustizia perché ci sentiamo vittime e non artefici di un illecito concorrenziale : con i soldi del canone, cioè un contributo pubblico, la Rai in sede regionale fa concorrenza agli editori privati in palese violazione, secondo noi, dello spirito e della lettera delle normative europee”. La Corte di Giustizia avrà diciotto mesi di tempo per esprimersi. La Corte dovrà pronunciarsi sulla legittimità del  fatto che la Rai, finanziata dal canone pubblico, faccia concorrenza alle televisioni private in ambito regionale e che le reti nazionali pubbliche, a differenza di quelle private, trasmettano programmi diversi nelle singole regioni.  Dovrà anche stabilire se è legittimo che le Regioni, in base al Testo Unico, affidino lo svolgimento del servizio pubblico alla Rai evitando ogni procedura di gara tra gli altri soggetti presenti sul mercato. La sentenza costituirà un vincolo immediato e diretto all’interpretazione dei giudici nazionali che saranno tenuti a disapplicare le normative in contrasto con i principi della sentenza. “Nel 2005 la Corte Europea si era espressa sul canone di abbonamento affermando ‘che è un aiuto di Stato esistente e legittimo’, ma la sua indagine era limitata al mercato radiotelevisivo nazionale – aggiunge Rossi -. Noi chiediamo adesso che si esprima sull’ambito regionale dove il mercato è radicalmente diverso sia sul piano economico sia sul piano giuridico. Sul mercato regionale esiste un elevato numero di soggetti in concorrenza tra loro ma non è definito nessun obbligo di pubblico servizio televisivo. Il canone è un vantaggio competitivo concesso alla Rai che ostacola le televisioni che, come Primocanale, fanno un costante, puntale ed efficace servizio di informazione al pubblico”

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