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25 Gennaio 2008 | Innovazione

Pubblicità censurata dopo ricorso di un cittadino

L’immagine non passava inosservata: un ragazzo con il volto parzialmente nascosto che indossa, in uno stato di evidente erezione, una paio di jeans. E’ la trovata pubblicitaria di una linea di abbigliamento, la Magilla, che il 5 gennaio scorso occupava l’intera ultima pagina di un quotidiano nazionale. Ora quell’immagine non potrà più essere pubblicata: lo ha imposto l’Istituto per l’Autodisciplina Pubblicitaria, che ha sede a Milano, al quale si era rivolto nei giorni scorsi un cittadino barese. Il messaggio, intitolato ‘Natural attraction’, è stato giudicato dal Comitato di controllo “manifestamente contrario agli articoli 1 e 9 del Codice di Autodisciplina Pubblicitaria”. Nel merito, il comitato rileva l’accostamento tra ‘Natural attraction’ e fashion wear Magilla e osserva che il “rigonfiamento nei pantaloni all’altezza del pube” sta a significare “uno stato di eccitazione sessuale, sottolineato da una vistosa targa che qualifica quella parte del corpo come ‘censured!'”.  Insomma, oltre alla “evidente volgarità” dell’immagine, il comitato è dell’idea che proprio la scritta ‘censured!’ accentui “il livello di oscenità dell’immagine, rendendo trasparente l’intento di abbinarla alla fotografia delle pubblicazioni pornografiche, sanzionate dalle Autorità pubbliche attraverso quella specifica modalità”.  Un’espressione figurativa di “assoluta gratuità”, rincara il comitato, “unicamente finalizzata ad attrarre a tutti i costi l’attenzione del pubblico, per imprimerne nella mente il marchio pubblicizzato, strumentalizzandone pertanto la sensibilità e gettando discredito sulla comunicazione pubblicitaria”. Naturalmente soddisfatto il cittadino barese, Giuseppe Bruno, che tanto si era sentito colpito dalla volgarità del messaggio fino ad arrivare a rivolgersi all’Istituto per l’Autodisciplina Pubblicitaria: “Si tratta di una vittoria collettiva del senso civico contro la volgarizzazione eccessiva del messaggio mediale. Un tema”, ha affermato, “quanto mai attuale dopo l’intervento del Papa”.

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