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28 Aprile 2010 | Attualità

Rai, Ruffini: io discriminato politicamente. Zavoli: in Rai assenza di regole

Dopo aver spaccato il consiglio di amministrazione della Rai (5 voti a favore, 3 no e un astenuto), fa discutere la nuova ricollocazione di Paolo Ruffini. L’ex direttore di Raitre è stato posto alla guida di Rai Premium e Rai Educational, contestualmente alla nomina di Giovanni Minoli a capo della struttura che si occuperà delle celebrazioni per i 150 dell’unità d’Italia, del format La storia siamo noi e di Rai Dixit, marchio del canale Rai Storia. “Ho letto della mia nomina dalle agenzie. Non ne sapevo nulla. E per saperne di più mi sono procurato le delibere approvate martedì. Da quello che c’è scritto si capiscono due cose – ha affermato l’ex direttore della terza rete – . La prima è che sarei, non da subito ma a partire da giugno, il nuovo direttore di Rai Educational. E che nel frattempo, da Rai Educational usciranno i suoi programmi principali, i suoi spazi di palinsesto principali sia sulle reti generaliste che su Rai Storia, e una ventina di persone ritenute strategiche per il progetto ‘Rai per i 150 anni dell’unità d’Italia’. La seconda è che non è stato rispettato l’impegno a nominarmi direttore di Rai Digit (i canali tematici della Rai) previsto nella delibera con cui sono stato rimosso da Raitre; e che sono stato nominato invece direttore di una cosa che ancora non esiste (Rai Premiun) e che dovrà coordinare due canali (Rai4 e Rai Movie) con modalità operative tutte ancora da definire”. In entrambi i casi (Rai Educational e Rai Premium) “non è chiaro poi il rapporto che dovrei avere – prosegue Ruffini – con grandi professionisti come Giovanni Minoli e Carlo Freccero” . In definitiva, ” non mi pare che queste decisioni risolvano né la questione del demansionamento, né quella della discriminazione politica” , e in più “mi pare che non facciano venir meno la necessità di porre rimedio a una situazione che ha leso la mia dignità”. Di qui al determinazione per un verso, da dipendente Rai, a continuare “come sempre a fare il mio dovere” , e per un altro nessuna rinuncia “ai miei diritti, e a cercare di farli valere in tutte le sedi”. In merito alla questione e in generale sull’aria che si respira a Viale Mazzini, si è espresso Sergio Zavoli , presidente della commissione di Vigilanza Rai, in un’intervista a Repubblica. La vicenda Ruffini, ha affermato Zavoli, è qualcosa che “nessuna grande organizzazione imprenditoriale può permettersi : ciò che è successo si sottrae a valutazioni di principio, men che meno manageriali. È la licenza di un’azienda che sta smarrendo una sua autonoma facoltà critica”. ” In Rai c’era e c’è un problema di fondo: l’assenza, o l’imperfezione, o il rifiuto della regola. La quale viene prima del consenso. Ne consegue che il pacta sunt servanda, così spesso trasgredito, rischia d’essere una citazione sapienziale ormai a buon mercato. Ma nel caso nostro va anche detto che quando i patti non sono rispettati la prima causa cui doversi richiamare non è tanto la regola quanto l’idea che un ‘servizio pubblico’ – ignorando la doverosità, la puntualità e la funzionalità del suo compito – possa impunemente tradursi in un grave danno inferto alla credibilità dell’istituzione “, ha incalzato Zavoli. Come risolvere il problema della politica all’interno della Rai? ” Per tirar fuori la politica dalla Rai – s’intende dall’occupazione dell’azienda – occorre cominciare da una Rai che voglia tirarsi fuori da una sua ormai insostenibile, paradossale contraddizione. Questa è radicata nella più comoda e reciproca delle garanzie: il compromesso – poco nobile intellettualmente, culturalmente, aziendalmente – rinnovabile a ogni cambio di governo attraverso il citatissimo spoil system, ma soprattutto quella ingegneria combinatoria che si chiama “lottizzazione”, la più pigra e matematica delle soluzioni adottate con il consenso dell’azienda. Il pluralismo non è una somma di ‘legittime faziosità’. Perciò la storia e il prestigio della Rai meritano un colpo d’ala anche al suo interno. Comunque, il primo passo spetta alla politica. Dovrà opporsi all’idea ormai invalsa di un’azienda che non rispecchi i principi dell’autonomia e della responsabilità, della competenza e della qualità , ha dichiarato Zavoli, rispondendo poi al giornalista che chiedeva di quantificare la capacità di intervento della commissione di Vigilanza con un laconico ” è ragionevole credere che la Commissione possa fare un miracolo al giorno?”

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