Il governo italiano sta vagliando il rapporto dell’esperto Francesco Caio sullo sviluppo della banda larga in Italia. Al centro dell’atteso documento ci sono 3 proposte per la trasformazione della rete telefonica italiana nei prossimi anni. Con la prima ipotesi si punta alla realizzazione di un’azienda per la gestione rete , che mescolando la fibra ottica e il vecchio filo di rame permetterebbe la copertura di 100 città, portando la connessione veloce nel 50% delle case. Le altre due opzioni sarebbero da un lato, scommettere solo sulla fibra ottica , coprendo il 25% delle abitazioni, dall’altro un investimento pubblico limitato e la copertura di 10-15 città attraverso reti locali in fibra tramite partnership con privati. La prima soluzione mira a entrare in lotta per la leadership europea del campo, mentre la seconda vedrebbe l’Italia comunque al passo con i paesi più sviluppati dell’Unione (riguardo alle telecomunicazioni). Difficile invece immaginare il futuro della terza opzione , che si basa sulla nascita e lo sviluppo di piccole reti locali: le difficoltà economiche potrebbero stroncare sul nascere i necessari investimenti. Sulla possibilità di scorporo del network di trasmissione si è sviluppata tempo fa una polemica fra Franco Bernabè e Forza Italia. L’ammistratore delegato di Telecom Italia si è detto contrario alla divisione dell’attività di servizi da quella di trasmissione. La soluzione, invece, è stata caldeggiata da Pierluigi Borghini, coordinatore del Dipartimento Attività produttive di Forza Italia, che vorrebbe una società di gestione di rete autonoma. Tra politica ed economia si sta giocando la partita per il futuro delle telecomunicazioni in Italia. Sviluppo, integrazione e innovazione sono le tre parole chiave su cui andrebbe cercato un accordo e progettato un piano serio che ci consenta di non perdere il treno della nuova comunicazione veloce.
Rapporto Caio, tre ipotesi per il futuro della rete italiana

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