I colossi internet devono guardarsi dalla voglia di riscatto, letterale, dei governi di mezzo mondo, pronti a tassare in maniera più severa le attività multimiliardarie di Amazon, Google & Co . per rimpolpare le casse del fisco e limitare lo strapotere dei grandi marchi web. In prima fila in questa battaglia per la ‘fiscalità pulita’ c’è la Gran Bretagna, che proprio in queste ore ha riaperto il dibattito parlamentare per vagliare una norma più restrittiva sui commerci inglesi delle società internet. Margaret Hodge, capo della commissione che si occupa della questione, ha definito “pianificata, subdola e non etica” la politica di Google sulle delocalizzazioni che consentono di risparmiare sulle tasse. L’attacco di Londra ai colossi digitali è diretto : anche Amazon è sotto accusa per aver aggirato le norme fiscali britanniche. Certo, le società si difendono sostenendo di pagare quanto dovuto e aggiungendo che molti degli introiti accumulati dalle loro succursali inglesi dipendono da affari esteri (ad esempio gli acquisti su Amazon.co.uk fatti dall’Italia), su quali sarebbe ingiusto pagare pegno alla Gran Bretagna. In tempi di crisi feroce, però, la corretta tassazione di bilanci miliardari non è più questione di principio, ma di economia e riscontri alle prossime elezioni. Perciò a Westminster non lasceranno un solo penny utile nelle tasche delle grandi compagnie.
Regno Unito rincorre Amazon e Google

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