Camilla Sguotti, del dipartimento di Biologia di Padova, è la prima autrice di uno studio internazionale che indaga i cambiamenti nei sistemi naturali complessi
Non c’è latitudine che tenga: le acque del mare sono ovunque sottoposte a forti cambiamenti e devono, in qualche modo, agire e resistere. Per capire come, dalle barriere coralline tropicali ai banchi di merluzzi dell’Artico, uno studio internazionale ha messo in campo il metodo statistico. Prima autrice è Camilla Sguotti, ricercatrice in Biologia all’Università di Padova che ha lavorato con il Joint Research Center europeo, l’Università di Patrasso in Grecia e l’International Livestock Research Insitute in Kenya.
“Resilience assessment in complex natural systems” è lo studio firmato da Sguotti e pubblicato sulla rivista Proceedings of the Royal Society B. Esso propone l’approccio CUSPRA per stimare la resilienza degli ecosistemi a pressioni esterne, calcolandola come distanza da un cambiamento irreversibile. Si tratta di un nuovo metodo statistico capace di stimare la resilienza degli ecosistemi e anticipare eventuali cambi di paradigma. Alla sua base c’è lo “Stochastic Cusp Model” sviluppato negli anni ‘70 sulla base della teoria delle catastrofi del matematico francese René Thom.
Sguotti aveva contribuito anche al Rapporto globale sui punti critici degli ecosistemi (Global Tipping Point), pubblicato nell’ambito della COP 28 dello scorso anno. Venticinque sistemi della biosfera sono già andati incontro a cambiamenti fondamentali e non si è riusciti a misurarne la resilienza, perché – spiega Sguotti – le serie temporali degli ecosistemi reali sono spesso brevi e variabili. L’approccio CUSPRA, invece, identifica la presenza di un cambiamento di regime a causa di due pressioni sinergiche e determina quanto dista il sistema dal cambiamento.
di Daniela Faggion