Un giudice distrettuale americano ha respinto la maggior parte delle accuse della class action avviata dagli utenti del PlayStation Network dopo la violazione dei dati dovuta all’hackeraggio del sistema dell’aprile 2011 . Pirati informatici riuscirono a impossessarsi dei dati personali, nomi, indirizzi, codici di avviamento postale, password, e-mail, storia dei pagamenti delle bollette, e perfino delle date di nascita di una percentuale non specificata di persone registrate alla piattaforma. L’azione legale è partita nello scorso luglio: i querelanti accusavano Sony di inappropriata protezione delle informazioni personali degli utenti, di mancato rispetto delle procedure standard del settore e di esposizione per gli utenti al rischio di furto di identità . Nel rigettare la causa nella sua forma attuale, il giudice si rifà a una clausola presente nei termini di servizio che recita: ” non esiste una cosa come la sicurezza perfetta ” e ” non possiamo assicurare o garantire la sicurezza delle informazioni trasmesse” attraverso il servizio. Secondo il giudice, queste due frasi sono sufficienti per affermare che Sony non ha ingannato i clienti o sia stata responsabile della fuga di informazioni sugli utenti .
Rigettata class action contro Sony

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