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22 Febbraio 2011 | Attualità

Riir, l’Italia fa i conti con l’innovazione

Quattro miliardi e mezzo di euro di investimenti stanziati dalle regioni per il periodo 2007-2013, ma ancora l’Italia deve colmare il gap tecnologico e compiere la sua ‘unità digitale’. Questo quanto si dice nel Rapporto sull’innovazione nell’Italia delle Regioni , studio promosso dal Cisis, il Centro Interregionale per i sistemi informatici, geografici e statistici, e da Forum Pa. Tra i nodi cruciali per lo sviluppo delle nuove tecnologie e del sistema economico che esse portano c’è la diffusione della banda larga , ancora scarsa nelle regioni di confine come Valle d’Aosta, Calabria e Basilicata (tutte sotto il 45% di copertura). “L’arretratezza digitale italiana è opinione comune, ma l’indagine lo conferma – commenta Giulio De Petra, responsabile del comitato Riir 2010 – : non solo non abbiamo sviluppato l’agenda digitale, ma neanche c’è. Eppure alcune Regioni scalano le classifiche in Europa a livelli adeguati, se non addirittura eccellenti. Esiste quindi una possibilità di cooperare per progetti innovativi a livello nazionale, mutuando le piattaforme da regioni capaci di fare politiche territoriali di sviluppo. La media rispetto all’Europa è bassa, ma il problema è centrale, non regionale” Opinione opposta a quella di Renzo Turatto, capo dipartimento per la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e l’Innovazione : “I servizi centrali sono più sviluppat i – dice – rispetto a quelli locali, perché il ministero è uno, i comuni 8mila. Considerando le Regioni, verifichiamo una forte polarizzazione , che non dipende dalla posizione geografica” Restano gli obiettivi, unica certezza comune ai vari enti : garantire la copertura in banda larga al 100% della popolazione entro il 2013 e portare la banda ultra larga al 50% delle famiglie entro il 2020, per arrivare a un 75% di persone che utilizzano regolarmente internet e a un 50% di persone che ricorrono ai servizi on line. Nel prossimo decennio, infine, l’e-commerce dovrebbe coinvolgere almeno il 33% delle imprese e il 50% dei cittadini.

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