“ Articolo 21-bis della Costituzione: tutti hanno eguale diritto di accedere alla rete internet , in condizione di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale” : queste parole sono state scritte dal costituzionalista e giurista Stefano Rodotà, e lette oggi durante l’Internet Governance Forum di Roma. “In questa frase è contenuta una rivoluzione culturale – dice una nota – af fermare il diritto a internet quale diritto fondamentale dell’individuo , e quindi inserirlo nella carta costituzionale è quanto di più avanzato potrebbe fare la nostra classe politica, il modo migliore per festeggiare i 150 anni dell’Unità d’Italia” . Stefano Rodotà e il direttore di Wired, Riccardo Luna, lavorano dallo scorso marzo all’ipotesi di trasformare internet in un diritto costituzionale con la stesura dell’articolo 21 bis. Secondo la rivista e il giurista “ la Costituzione italiana é una delle più belle del mondo ma è nata in un’epoca in cui internet non esisteva. Ora è arrivato il momento di cambiare e di scrivere che l’accesso alla Rete, il più grande mezzo di comunicazione della storia, è un diritto costituzionale. E’ vero che la prima parte della Costituzione è intoccabile ma si sottilinea che con questa proposta si amplia la sfera dei diritti e non si comprime nulla. L’articolo 21 bis potrebbe essere adottato da parlamentari di tutti i partiti e finire in commissione Affari Costituzionali” . Intanto, si è aperta una discussione e una simbolica raccolta di firme sul sito www.internetcostituzione.it.
Rodotà: diritto a internet nella Costituzione

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