E’ arrivato l’atteso verdetto del processo d’appello per il caso Roxana Saberi: la corte iraniana ha ridotto a due anni, dagli otto previsti inzialmente, la pena per la giornalista irano-americana e ha previsto il suo rilascio immediato in quanto gli Stati Uniti sono stati considerati “un Paese non ostile”. L’esito del processo è stato anticipato dalle dichiarazioni di ottimismo da parte del legale e del padre della giovane giornalista. Il processo di primo grado era durato solo un’ora e aveva lasciato il legale della giornalista profondamente deluso. Il processo d’appello, sempre a porte chiuse, è invece durato un giorno intero e l’atteggiamento dei giudici è stato sostanzialmente più pacato . Abdolsamad Khoramshahi, uno dei legali di Saberi, ha spiegato che in primo grado la sua cliente era stata condannata per ” cooperazione con uno Stato ostile” , in base all’articolo 408 del codice penale. “Il verdetto di prima istanza – ha detto oggi Salahe Nibakht, l’altro avvocato della giornalista – è stato annullato con l’argomentazione che gli Stati Uniti non sono uno Stato ostile all’Iran “. Quei due anni con la condizionale mantenuti in appello sono il minimo della pena per chi viene riconosciuto colpevole di aver “raccolto documenti segreti”. Roxana Saberi ha portato avanti uno sciopero della fame, durato per più di dieci giorni, per protestare contro la prima sentenza e il suo caso ha sollevato proteste e scatenato manifestazioni di solidarietà in tutto il mondo.
Roxana Saberi è libera. Corte d’appello riduce pena a due anni

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