Le interviste a tanti personaggi famosi, molti anche scomparsi, nel libro di Filippo Poletti. Con una playlist di 34 ore
Come ascoltano la musica i grandi italiani? Il giornalista Filippo Poletti ha impiegato 25 anni per mettere insieme il racconto di 120 personaggi della cultura, dello spettacolo e delle professioni del Belpaese e ricavarne un prezioso volume: “L’ arte dell’ascolto: musica al lavoro”. Si tratta di un collage di esperienze diverse per sensibilità, gusti e storia personale, che supera le contrapposizioni fra i generi e trova un metodo per recuperare il piacere di sentire con attenzione la musica ma anche solo le persone che abbiamo accanto.
Dal 1999 Poletti ha cominciato a selezionare le testimonianze di esponenti di spicco di ogni campo produttivo e culturale italiano: da Piero Angela a Giorgio Armani, Enzo Biagi, Norberto Bobbio, Walter Bonatti, Mike Bongiorno, Renato Dulbecco, Dario Fo, Margherita Hack, Enzo Jannacci, Rita Levi-Montalcini, Alda Merini, Franco Modigliani, Indro Montanelli, Carlo Rambaldi, Gianfranco Ravasi, Antonio Ricci, Gavino Sanna, i fratelli Taviani, Antonio Tabucchi, Carlo Verdone, Umberto Veronesi, Paolo Villaggio.
Questa operazione minuziosa è sfociata in un libro suddiviso in sette sezioni, tante quante le note musicali: arti e mestieri, diritto ed economia, scienze, scrittura, società, spettacolo e sport. Alla lettura delle 384 pagine si accompagna una playlist creata ad hoc, con lo stesso titolo del volume, disponibile su Spotify e composta da 34 ore di ascolti dei brani citati nelle interviste, dalla tragedia greca fino a Vasco Rossi passando per Taylor Swift.
Musicologo ma anche tecnico del suono, scrittore e giornalista, oltre che appassionato di chitarra, Poletti in questo ‘libro sonoro’ racconta di essere partito da alcune domande semplici ma inusuali – “Come si ascolta la musica da Nobel? Qual è la playlist dei grandi italiani degli ultimi cento anni?” – per indagare come la professione di ogni singolo personaggio influenzi il modo di sentire la musica. “Affinare la capacità di ascoltare attivamente servirà sempre”, dichiara l’autore, che spera di abbattere le “distinzioni tra musica forte e debole, colta e popolare, impegnata e leggera”, facendo aprire “le orecchie finalmente senza pregiudizi”.
di Daniela Faggion