Secondo la ricerca condotta su 1.600 partecipanti, tra gli errori più comuni ci sono “pultroppo”, “c’è ne”, “ke fai?”.
Un recente studio condotto da Libreriamo, media digitale dedicato ai consumatori di cultura, ha rivelato che sette italiani su dieci hanno problemi con la grammatica. L’indagine ha coinvolto circa 1.600 partecipanti di età compresa tra 18 e 65 anni e un panel di 20 esperti (tra sociologi e letterati) che hanno analizzato errori comuni nel parlato e nello scritto attraverso il monitoraggio di blog, forum e dei principali social network.
Ta gli errori più comuni emersi dall’indagine ci sono:
- l’uso dell’apostrofo (62%): molti italiani commettono errori nell’uso dell’apostrofo, confondendo elisioni e troncamenti.
- Il congiuntivo (56%): questo tempo verbale è il punto debole di molti italiani. Un esempio errato è “l’importante è che hai superato l’esame”, quando dovrebbe essere “l’importante è che tu abbia superato l’esame”.
- I pronomi (52%): gli errori nell’uso dei pronomi sono frequenti, come nell’esempio “gli ho detto” invece di “le ho detto” per riferirsi a una donna.
- La coniugazione dei verbi (50%): la confusione tra “essere” e “avere” è un errore ricorrente, come “ho andato” invece di “sono andato”.
- L’uso di C o Q (48%): gli errori di ortografia sulle consonanti sono comuni, con confusioni come “evaquare” al posto di “evacuare”; “promisquo” invece di “promiscuo”.
- Ne o Né? (44%): un errore comune riguarda l’accento su “né”, che deve essere utilizzato in caso di negazione; se la negazione non c’è, l’accento non è richiesto.
- La punteggiatura (39%): molti italiani utilizzano erroneamente virgole e punti, dimenticando le regole basilari.
- Un po’ o Un pò? (37%): l’errore più diffuso è la grafia “pò”, quando invece dovrebbe essere “po’” in quanto si tratta del troncamento della parola ‘poco’.
- E o Ed? A o Ad? (35%): la confusione sulle congiunzioni è un altro errore comune, dove l’aggiunta della “d” si utilizza solo se la parola che segue comincia con la stessa vocale con cui termina la precedente.
Saro Trovato, sociologo e fondatore di Libreriamo, sottolinea: “L’italiano, inteso come lingua, è un luogo simbolico che ci accoglie al di là delle differenze geografiche, sociali e generazionali. La lingua rappresenta un valore da salvaguardare, una delle eccellenze del nostro Paese da tutelare e valorizzare: per farlo, occorre innanzi tutto conoscerla”. E per farlo, gli esperti coinvolti nell’indagine suggeriscono di leggere con regolarità, scrivere a mano, evitare di usare frequentemente chatbot di intelligenza artificiale, diminuire l’abuso di neologismi e parole straniere, allenare la mente giocando con le regole della lingua italiana.

