The New York Times si schiera apertamente a favore della riabilitazione di Edward Snowden , la talpa che ha trafugato migliaia di file dagli archivi della Cia e della Nsa, svelandone le attività di spionaggio indiscriminato e facendo scoppiare lo scandalo datagate. Il quotidiano americano invoca clemenza per l’ex dipendente governativo e chiede che gli venga data la possibilità di tornare in patria , evitando così una vita da esiliato permanente, in Russia o altrove. “Potrebbe aver commesso un crimine” svelando “informazioni di grande valore” , si legge nell’editoriale del giornale, ma “ha reso al suo Paese un grande servizio” . Il Times ipotizza un patteggiamento tra le parti in causa , con una pena non eccessiva per Snowden, che al momento rischia fino a 30 anni di carcere. La testata newyorkese prova a fare pressione sull’amministrazione statunitense, che per voce di Barack Obama ha invitato l’ex dipendente dell’intelligence a fare ritorno negli Usa, affrontando il processo a suo carico. Secondo il presidente, Snowden avrebbe dovuto denunciare gli abusi contro la privacy dei cittadini, senza divulgare informazioni sensibili e godendo poi della protezione prevista per gli informatori del governo. L’editorialista fa però notare come tale protezione sia garantita solo per gli impiegati e non per i contractor come Snowden, il quale ha dichiarato a The Washington Post di aver espresso ai suoi superiori le perplessità sui metodi di sorveglianza generalizzati della Nsa, senza ottenere ascolto. The New York Times giustifica e apprezza la scelta di divulgare a mezzo stampa le informazioni sulle tecniche di intelligence che hanno nuociuto i cittadini americani (e non solo): “Quando qualcuno rivela che funzionari governativi hanno abitualmente e deliberatamente infranto la legge, quella persona non dovrebbe affrontare l’ergastolo per mano di quello stesso governo” . A Washington, però, sembrano pensarla diversamente.
Snowden protetto del New York Times

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