Abbiamo appena vissuto un esempio simbolico del triste squallore a cui la nostra televisione si dedica e ci ha abituati. L’esecuzione del leader libico Gheddafi è andata in onda solo in Italia. Fermi immagine, replay e dettagli di sangue hanno riempito i telegiornali e gli speciali. Immagini che in quasi nessun altro paese del mondo sono andate in onda. Il fastidio davanti a quelle scene è stato condiviso da buona parte di noi. Un uomo trucidato davanti a una telecamera, trascinato senza dignità, su cui si infierisce per scaricare un odio collettivo accumulato per anni. Non è solo una questione di tenere alto il valore della vita, ma prima di tutto di educazione nel senso letterale del termine. Una televisione che mette in onda queste immagini è una Tv che non ha rispetto per i suoi spettatori, e i giornalisti che decidono di farlo non conoscono più i doveri del proprio mestiere. Solo dieci anni fa in gran parte dei paesi del mondo questa sarebbe stata considerata una violazione punibile con la sospensione della licenza di trasmissione. In tanti paesi è ancora così. Ma prima ancora che la sanzione conta il buonsenso. Prima ancora che inseguire teorie di facili ascolti fatti sul sensazionalismo bisogna recuperare il senso del rispetto. Ancora una volta siamo il fanalino di coda dei paesi civili.
Solo in Italia l’assassinio di Gheddafi

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