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23 Marzo 2007 | Economia

Spionaggio Telecom: si allarga l’inchiesta. Il punto

Si ingarbuglia ogni giorno di più la spy story sulle intercettazioni illegali che coinvolge Giuliano Tavaroli, la Telecom e ora anche la Cia, che dilaga in Francia e Stati Uniti. Non si capisce soprattutto se ci sia stata una organizzazione che lavorava dentro e a danno della Telecom o fosse organica all’azienda. Il coinvolgimento dell’ex capocentro della Cia Gianpaolo Spinelli e Fulvio Guatteri, ex ufficiale di collegamento tra la polizia francese e gli 007 italiani apre nuovi scenari, e parecchio inquietanti. Entrambi destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip Giuseppe Cennari per 13 persone. Spinelli è latitante, Guatteri si trova agli arresti domiciliari nella sua abitazione romana. Avrebbero fatto parte di quella “combriccola di funzionari d’alto rango corrotti”, cosi la definisce il gip, coordinati da Tavaroli, l’uomo che “si comporta come se fosse legittimo rappresentante di uno stato dotato di un proprio servizio di controspionaggio”. Tavaroli e gli altri avrebbero avuto facile accesso agli archivi dei servizi segreti civili italiani, il Sisde. Secondo gli investigatori Tavaroli avrebbe costruito un vero e proprio servizio informativo parallelo, la Global Security Service, erede della Polis d’Istinto, l’agenzia privata di Emanuele Cipriani, l’investigatore fiorentino che nel 2004 finisce sotto inchiesta e non più fare il braccio operativo di Tavaroli. E’ qui che compare Gianpaolo Spinelli, potente  ex capocentro dei sevizi segreti statunitensi. come accade nei film, dalla Cia non si esce mai davvero. Spinelli mette in pratica le sue esperienze organizzative nella costruzione delle fonti. Si darebbe da fare, secondo le indagini, a reclutare poliziotti, giornalisti, addirittura guardie forestali. E poi coinvolge anche Fulvio Guatteri, che ha il ruolo istituzionale di tenere il collegamento tra i servizi italiani e quelli francesi, Secondo le ipotesi d’accusa, sarebbe stato pronto a saccheggiare gli archivi dei servizi francesi per combattere eventuali politiche nazionaliste a favore di aziende avversarie di Telecom. Gianpaolo Spinelli trova un sodale in Marco Bernardini, ex agente del Sisde, e ora diventato suo grande accusatore. Bernardini davanti al giudice tira in ballo un ex maresciallo dei carabinieri, Giuseppe Porcelluzzi, che dice di avere a disposizione una fonte anche all’interno della procura della Repubblica di Milano. Il Gip scrive che la loro e’ “un’ascesa irresistibile’: sono in grado in breve di “raccogliere notizie riservate, fare accertamenti illeciti, organizzare pedinamenti, ottenere sistematicamente la consultazione dei fascicoli Sisde”. In breve aprono un ufficio a Milano e si fanno fatturare, con poco ortodosse peripezie fiscali, 15 milioni di euro da Telecom-Pirelli. Proprio su questo punto si concentra il Gip, in uno dei pochi passaggi dell’ordinanza nel quale cerca di focalizzare il ruolo dei vertici aziendali. Il giudice mette nero su bianco quello che ritiene sia accaduto nel giro contabile poco nitido che permette alla Global di portare in Italia grosse somme fatturate da Telecom-Pirelli: “sia detto per inciso non si può pensare che chi in Pirelli o Telecom conferiva gli incarichi non si rappresentasse con esattezza questa situazione”. Insomma, difficile credere che in Telecom non sapessero con chi avevano a che fare. Qualche riga dopo il Gip Giuseppe Gennari precisa: “Siamo di fronte a una parte di attività che nulla a che fare con gli scopi aziendali e quindi con gli interessi dei soci ai quali è necessario guardare per verificare se il denaro della società venga impiegato da chi ne ha la disponibilità in conformità alle ragioni per le quali il potere stesso e’ attribuito”. Certo, prosegue Gennari “quando si parla di appropriazione indebita la persona offesa è il soggetto giuridico società dietro cui si collocano i soci azionisti che della società sono proprietari e non certo l’amministratore della società e il vertice”.

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