“Una generazione di precoci massmediologi in bilico fra famiglia e ‘no limits’. Ma e’ proprio la pubblicità a produrre i modelli per questa spot generation”. E’ la conclusione di un’ indagine dell’Osservatorio sull’immagine dei minori in tv e pubblicità, presentata a Roma presso la sede dell’Unicef. Sono capaci di valutare i limiti della fiction pubblicitaria e consapevoli del ruolo della famiglia e della scuola, con genitori meno disposti a cedere alle loro pressioni verso gli acquisti suggeriti dagli spot. L’indagine – volta a rilevare le opinioni di 700 preadolescenti, tra i 10 e i 12 anni, su alcuni spot pubblicitari tra quelli trasmessi in tv in prima serata (Breil, Vodafone, Rovagnati, Imetec, Enel, Sector e Fox Volkswagen), attraverso un questionario strutturato, somministrato dai docenti delle scuole medie del nord-centro-sud Italia – ha evidenziato come le storie raccontate dagli spot vengano percepite ”realisticamente ” e il loro contenuto appaia chiarissimo ai ragazzi che sanno distinguere con estrema lucidità tra ”storie” reali e sfide impossibili. Lo studio evidenza due livelli di percezione da parte dei ragazzi: da un lato consapevolmente dichiarano che il personaggio proposto è per loro nella maggior parte dei casi irraggiungibile, dall’altro aderiscono completamente al modello proposto. Il divario fra essere e voler essere appare enorme. La vita di tutti i giorni i ragazzini fra 10 e 12 anni confermano gli interessi più tradizionali. Amici, sport e musica rappresentano gli interessi primari. Ancora internet non è stato pienamente scoperto (solo il 4% lo usa), ma ci sono tutti i presupposti perchè questa percentuale salga presto.
Spot tv: i baby sanno quello che vogliono

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