Dal governo Berlusconi all’esecutivo guidato da Mario Monti. Il cambio di guardia in Parlamento riporta d’attualità il piano di finanziamento per il web veloce e le infrastrutture digitali. Nel patto di stabilità, ultimo atto del precedente governo, sono stati ripristinati una parte dei fondi (circa 75 milioni di euro) destinati alla banda larga , ma lo sforzo è destinato a non produrre risultati se non verrà stilata un’agenda programmatica e se non arriveranno soldi freschi. Internet è fondamentale per la rinascita del Paese: il giro d’affari della rete costituisce il 2% del Pil nazionale, ovvero 30 miliardi di euro. Numeri destinati a raddoppiare entro il 2015, secondo gli analisti, ammesso che gli investimenti più volte promessi siano davvero stanziati, consentendo di mantenere un ritmo di crescita annua del 18-20% . Nei giorni scorsi, l’Internet Governance Forum ha fatto appello al nuovo presidente del Consiglio e al suo ministro per lo Sviluppo economico, Corrado Passera, affinché si impegnino concretamente a riguardo: sul tavolo c’è anche la proposta di un apposito ministero per internet. Da ad di Intesa Sanpaolo, Passera ha più volte fatto pressione sugli altri operatori affinché cooperassero per la creazione di una rete veloce in grado di lanciare definitivamente e-commerce, informazione e intrattenimento online anche in Italia. Ora ha un ruolo istituzionale che gli consentirà, se vorrà, di agire in tal senso. Il digital divide spaventa quasi quanto il celeberrimo spread.
Spread digitale

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