Il numero uno della Apple ha comunicato il suo allontanamento dalle scene per i prossimi sei mesi, lasciando un timone che scotta nelle mani del direttore generale Tim Cook. “ I miei problemi di salute sono più complessi di quanto avessi inizialmente pensato… Ho deciso di prendermi un periodo di malattia fino alla fine di giugno ”. Questo parte del testo della missiva a cui il numero uno della Apple si è affidato per rendere nota la sua momentanea resa alla malattia, della quale non sono stati resi noti particolari, che gli ha impedito di prendere parte all’ultimo MacWorld. “ Ho chiesto a Tim Cook di assumere la responsabilità delle attività quotidiane dell’azienda … In qualità di Ceo ho intenzione di rimanere coinvolto nelle principali decisioni strategiche durante la mia assenza ”, ha proseguito nel tentativo di rassicurare coloro i quali identificano il suo volto e il suo carisma con il successo della casa della Mela. Tentativo fallito se si analizza il volo in picchiata del titolo Apple nel dopoborsa, -10%, e il proliferare di indiscrezioni circa la natura della sua malattia e sugli effetti che un suo abbandono definitivo potrebbe avere sul mercato. Gli analisti parlano di investitori pronti a sferrare un attacco nei confronti dell’azienda che non si sarebbe comportata correttamente nei mesi scorsi negando i problemi di salute di Jobs. Che la Apple abbia o meno in cantiere qualche prodotto del calibro dell’iPod o dell’iPhone da lanciare nel 2009 sembra importare davvero a pochi. Che Tim Cook possa o meno gestire la pesante eredità, come Steve Ballmer sta facendo da qualche mese sul trono che fu di Bill Gates, appare irrilevante. L’unico interrogativo a cui si cercherà risposta fino a fine giugno è relativo a un suo possibile, e indispensabile, ritorno.
Steve Jobs lascia

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