Marco Patuano, amministratore delegato di Telecom Italia, non sembra avere intenzione di lasciar andare la controllata brasiliana del gruppo , né tantomeno di procedere in fretta e furia allo scorporo della rete detenuta dall’ex operatore di Stato. Nella confusione di questo periodo, scaturita in autunno dalla volontà dei soci italiani di Telco (primo azionista di Telecom) di cedere il loro pacchetto azionario a Telefonica, Patuano potrebbe riuscire là dove ha fallito il suo predecessore, Franco Bernabè , ovvero nel tenere insieme i pezzi pregiati della compagnia, trasformandola in una società a capitale diffuso e ottenendo finanziamenti che consentano di non cedere gli asset più preziosi. L’attuale amministratore delegato si è giovato dell’ultimo voto del cda Telecom , che ha sostanzialmente negato a Telco la possibilità di determinare – con una cessione delle quote ai rivali spagnoli – il destino del gruppo italiano. La frammentazione del consiglio di amministrazione ha dato respiro alla dirigenza e permesso di ritardare la decisione sull’eventuale vendita di Tim Brasil, che priverebbe Telecom Italia del 35% dei suoi ricavi. Stessa sorte per il chiacchierassimo scorporo della rete , di cui si vocifera da anni (a vantaggio degli altri operatori e della libera concorrenza), ma sin qui mai attuato: ripartire proprio da un network che attualmente serve 20 milioni di clienti potrebbe rilanciare in fretta le quotazioni della società, che però deve rinnovare le infrastrutture e investire sugli asset stranieri rimasti, con capitali freschi difficili da ottenere, mentre le casse parlano di un debito da 29 miliardi di euro e di un bilancio 2013 in perdita. Ecco allora che la cessione delle attività brasiliane torna in auge, ancora, come un cerchio continuo e mai chiuso: ma Patuano, intanto, rispolvera sogni di grandezza , sperando nella fiducia dei mercati internazionali.
Telecom vuole tenersi tutto, rete e Tim Brasil

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