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8 Luglio 2025 | Attualità

TikTok conquista l’informazione: come gli italiani consumano le notizie secondo il Digital News Report 2025

L’Italia si trova in una posizione particolare nel panorama globale dell’informazione. Mentre nel mondo i social media stanno rivoluzionando il modo di consumare notizie – con gli Stati Uniti dove per la prima volta i social (54%) superano la TV (50%) come fonte principale – l’Italia mostra un profilo più conservatore ma non immune ai cambiamenti. È quanto emerge dal Digital News Report 2025 del Reuters Institute e University of Oxford, che ha analizzato i comportamenti di quasi 100.000 persone in 48 paesi.

L’Italia tra tradizione e innovazione digitale

Gli italiani mostrano un approccio più cauto ai social media rispetto alla media globale: il 39% li usa per informarsi, contro il 46% mondiale. La televisione mantiene un ruolo dominante con il 65% di utilizzo settimanale, superiore alla media internazionale. Tuttavia, la fiducia complessiva nelle notizie resta preoccupantemente bassa al 36%, in linea con altri paesi dell’Europa meridionale ma ben sotto la media globale del 40%. Nel panorama digitale italiano, Fanpage emerge come il principale player online, mentre tra i media tradizionali RAI e Mediaset mantengono posizioni di rilievo. Ma è sul fronte della fiducia che emergono i problemi maggiori: solo poco più di un terzo degli italiani si fida delle notizie che consuma, un dato che riflette la crescente polarizzazione e il distacco tra cittadini e media.

Il fenomeno TikTok e la frammentazione globale

A livello mondiale, TikTok si conferma il fenomeno più dirompente del 2025. La piattaforma cinese ha registrato una crescita di 4 punti percentuali, raggiungendo picchi del 49% in Thailandia e del 40% in Malesia. In Italia l’impatto è più contenuto, ma la tendenza è chiara: i giovani italiani, come i loro coetanei globali, preferiscono sempre più i video ai testi scritti. Questo cambiamento nelle preferenze è evidente nei dati globali: il 31% preferisce guardare le notizie online piuttosto che leggerle (55%). In paesi come India, Messico e Filippine, il video ha già superato il testo. Tra i giovani under 25 la tendenza è ancora più marcata – in Germania il 33% preferisce i video contro il 49% che ancora legge.

La crisi di fiducia che accomuna Italia e mondo

L’Italia non è sola nella crisi di fiducia verso i media. A livello globale, solo il 40% si fida delle notizie, con variazioni estreme: dal 67% della Finlandia al 22% di Grecia e Ungheria. Il 36% italiano colloca la penisola nella fascia bassa, insieme a Spagna e Portogallo. Il 58% degli intervistati globali teme di non saper distinguere il vero dal falso online. Le principali fonti di disinformazione? Influencer (47%) e politici (47%). Paradossalmente, quando serve verificare un’informazione dubbia, il 38% si rivolge ancora a fonti giornalistiche affidabili – un segnale che il giornalismo professionale mantiene un ruolo cruciale.

L’intelligenza artificiale divide pubblico e redazioni

L’AI sta entrando nelle redazioni di tutto il mondo, Italia inclusa. A livello globale, il 7% usa già chatbot AI per le notizie (15% tra gli under 25). L’India guida con il 18%, mentre l’Europa resta scettica. Gli italiani, come gli altri europei, mostrano diffidenza: solo il 19% si dice a proprio agio con notizie generate dall’AI. Le applicazioni più apprezzate? Riassunti automatici (27%), traduzioni (24%) e raccomandazioni personalizzate (21%). Ma quando l’AI produce contenuti, la percezione è negativa: meno affidabilità (-18), accuratezza (-8) e trasparenza (-8).

Il nodo economico italiano

La sostenibilità economica resta critica. In Italia solo il 9% paga per notizie online, la metà della media dei paesi ricchi (18%). Siamo lontanissimi dalla Norvegia (42%) o dalla Svezia (31%), più vicini a Grecia e Croazia (6-7%). Cresce invece chi evita le notizie: il 40% globalmente (era il 29% nel 2017). Le ragioni? Rovinano l’umore (39%), sovraccarico informativo (31%), troppi conflitti (30%). I giovani le trovano difficili da capire (14% degli under 35).

L’informazione locale divorata dai social

Un capitolo dolente riguarda l’informazione locale, in Italia come altrove. I media locali mantengono un vantaggio solo per politica locale (+16%), cronaca (+13%) e necrologi (+10%). Per tutto il resto – eventi, servizi, annunci – Google e Facebook sono considerati migliori.

Tre modelli di consumo: dove si colloca l’Italia

Il report identifica tre modelli globali:

  1. Modello americano: predominio di social media e influencer (Joe Rogan raggiunge il 22% degli americani)
  2. Modello nordeuropeo: media tradizionali e TV pubblica ancora forti
  3. Modello asiatico-africano: alto uso social più apertura all’AI

L’Italia si posiziona a metà strada: meno dipendente dai social rispetto agli USA, ma con una fiducia nei media tradizionali inferiore al Nord Europa. Una situazione di transizione che riflette le contraddizioni del nostro sistema informativo.

Il futuro: ibrido e incerto

Per l’Italia, come per il resto del mondo, il futuro dell’informazione sarà probabilmente ibrido. Da un lato creator e influencer che rendono le notizie più accessibili, dall’altro redazioni professionali che garantiscono accuratezza. La sfida per i media italiani è chiara: modernizzarsi senza perdere credibilità, abbracciare il video e i social senza rinunciare all’approfondimento, usare l’AI senza compromettere la qualità. Per i lettori italiani, invece, la sfida è sviluppare spirito critico in un panorama sempre più frammentato. Il dato positivo? Anche in Italia, come nel resto del mondo, nei momenti di crisi il 38% si rivolge ancora a fonti giornalistiche affidabili. Il giornalismo di qualità ha ancora un ruolo, ma deve reinventarsi per raggiungerlo.

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